sabato, novembre 10, 2007

Intervista sull'Iraq

Post originale tratto dal blog Kelebek di venerdì, 16 settembre 2005

Un'intervista molto chiara, con un esponente sciita che ha capito tutto lo spirito del Convegno di Chianciano: "Si è trattato di un'occasione mancata per voi, per noi, per l'avvio di un dialogo"

Dal Manifesto del 14 settembre.

«Visto negato, l'Italia gregaria degli occupanti Usa»


Parla Sheik Hassan Zargani, portavoce del Movimento di Moqtada Sadr: resistenza unita di sciiti e sunniti
STEFANO CHIARINI
INVIATO A BEIRUT

«Negandoci il visto e impedendoci di spiegare le ragioni di una forza politica che gioca un ruolo così rilevante nel nostro paese, il governo italiano ha confermato il suo ruolo di gregario degli occupanti americani. Ha dimostrato di avere paura delle nostre parole perché sono le parole di un movimento nazionale e patriottico che non vuole altro che la liberazione del proprio paese e perché sa che che il popolo italiano è contro la guerra e l'occupazione». Sheik Hassan Zargani, rappresentante all'estero del movimento di Moqtada al Sadr, di passaggio a Beirut, ci riceve in un piccolo e disadorno appartamento al piano terra di una costruzione anonima, al centro del dedalo di viuzze e palazzoni del quartiere di Haret Reik, nella periferia sud della capitale libanese a maggioranza sciita. Sheik Zargani, già direttore del giornale al Hawza chiuso dagli americani la scorsa primavera, ci racconta poi come il diniego del visto sia giunto nel mezzo di un intenso dibattito interno sull'opportunità di partecipare o meno al convegno di Chianciano sulla resistenza irachena. «Di solito non mandiamo mai nostri rappresentanti nei paesi occupanti - ci dice l'esponente iracheno - e non eravamo certo entusiasti della presenza di alcuni oratori del Baath, ma in questo caso, vista la solidarietà verso il popolo iracheno di tanti italiani, stavamo pensando di fare un'eccezione. Si è trattato di un'occasione mancata per voi, per noi, per l'avvio di un dialogo».

Il movimento di al Sadr si considera parte della resistenza irachena?

Noi siamo contro l'occupazione dell'Iraq e la combattiamo in tutti i modi possibili, politico, sociale, istituzionale e anche con le armi. E continueremo a farlo fino alla liberazione. Allo stesso tempo riteniamo che essa debba assumere forme che non danneggino il popolo iracheno e la popolazione civile.

Sempre piu spesso sui media si parla di possibile frammentazione del paese e di uno scontro tra sunniti e sciiti...

Il problema in Iraq è politico e non di natura religiosa: Il rischio di frizioni di questo tipo deriva da due fattori legati all'occupazione: Innanzitutto la struttura politico istituzionale imposta all'Iraq dagli Usa, con la distribuzione di tutte le cariche e dei posti di potere sulla base di percentuali assegnate alle varie etnie e confessioni. Un sistema nel quale i partiti e i politici non sono chiamati a fare il bene dell'Iraq, del paese ma quello della loro comunità o etnia, magari a danno della collettività. Vi è poi l'effetto nefasto di tanti politici, spesso tornati in patria dopo decenni all'estero, i quali non avendo alcun seguito popolare, cercano di giustificare il loro potere soffiando sul fuoco del confessionalismo e dell'etnicismo.

Siete quindi per un ritiro immediato delle truppe...

La presenza di truppe straniere è all'origine del caos iracheno ed è necessario ritirarle prima possibile. Se poi gli iracheni dovessero decidere di chiedere un sostegno a truppe neutrali, magari Onu, noi non saremo contrari.

A livello internazionale ha suscitato una certa sorpresa l'avallo di una possibile divisione dell'Iraq dato dal leader dello Sciri ( il partito sciita maggioritario), Abdel Aziz al Hakim che ha chiesto una super regione a maggioranza sciita nel sud dell'Iraq...

Il nostro movimento è contrario alla divisione del paese e abbiamo organizzato varie manifestazioni per difendere l'unità dell'Iraq. Intendiamoci, noi non siamo contrari alle autonomie locali o regionali, ma questa forma di federalismo estremo voluta dagli occupanti è l'anticamera della disgregazione. Inoltre visto che gli sciiti sono la maggioranza dell'Iraq non vediamo perché dovremmo rinchiuderci in un ghetto nel sud del paese.

Qual è quindi la posizione del movimento di Moqtada al Sadr sul referendum del prossimo quindici ottobre?

Noi siamo contrari agli articoli della costituzione dove si prefigura la divisione del paese ma allo stesso tempo non intendiamo cadere in uno scontro frontale tra sì e no che farebbe il gioco degli occupanti. Credo che presto ci sarà un annuncio in questo senso.

In occidente si dipinge spesso Moqtada al Sadr come un politico che intende imporre all'Iraq il modello iraniano...

Innanzitutto vorrei ricordare che in Iran, a differenza di tanti altri paesi, c'è una vivace dialettica politica e culturale, ma in ogni caso noi siamo iracheni, abbiamo la nostra storia, e non ci interessano altri modelli. Sappiamo bene che l'Iraq è un caleidoscopio di comunità, confessioni ed etnie e non sarà mai possibile - gli americani se ne stanno accorgendo a loro spese - imporre al paese un modello di stato che non sia condiviso da tutto il popolo. Senza però dimenticare che l'Iraq è un paese islamico e mi sembra irragionevole pensare che questo dato possa essere ignorato.

Non teme che l'Iran possa andare ad una intesa non scritta con gli Usa a spese dell'Iraq?

L'Iran è un paese assediato che si trova ad operare in un quadro internazionale dove non c'è ombra di giustizia, basta vedere come Usa ed Ue chiedono a Tehran di rinunciare al nucleare e tacciono invece sulle bombe atomiche israeliane. Quindi è logico che il governo iraniano cerchi di difendersi utilizzando tutti i mezzi possibili. Politicamente siamo giovani ma in questi due anni abbiamo imparato molto e capiamo le loro ragioni. Allo stesso modo però riteniamo che il futuro dell'Iraq debba essere nelle mani degli iracheni e che spetta a noi decidere obiettivi e mezzi della nostra liberazione.

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Dopo la Beffa, arriva il Complotto (III)

Post originale tratto dal blog Kelebek di giovedì, 15 settembre 2005
Quindi, abbiamo un pittoresco personaggio che va su un forum aperto a tutti per raccontare di come distribuisce titoli nobiliari, e qualche animo poco sensibile ai valori aristocratici che invita, in maniera assai volgare, a tirare lo sciacquone sullo stesso personaggio.

Esiste qualcuno in grado di trasformare il piombo in oro, prendendo questa storia, e facendone un articolo che occupi quasi tutta la pagina di un quotidiano, in cui si denunciano complotti che coinvolgono i no global, i fondamentalisti islamici e neonazisti?

La risposta è sì, se il giornalista si chiama Dimitri Buffa.



valerio fioravanti francesca mambro dimitri buffa massimo palazzi

Massimo Palazzi, Dimitri Buffa, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.
Evidentemente per non inimicarsi ulteriormente il pubblico di Indymedia,
Palazzi adesso posta questa immagine tagliando via i due estremisti di destra
condannati per la strage di Bologna con una discussa sentenza



Il mio primo, meteorico impatto con Dimitri Buffa risale a tre anni fa, quando mi hanno segnalato un suo articolo, o se preferite tre articoli perfettamente identici usciti lo stesso giorno su La Padania, Libero e L'Opinione, in cui parlava di un certo "Miguel M.", ex-membro di Nuova Acropoli, che era appena arrivato in Italia da Marsiglia, e che si apprestava a radere al suolo la città di Firenze, assieme ai militanti del Partito Marxista Leninista Italiano.

Ora, io a Marsiglia ci sono stato per alcune ore in tutta la mia vita, e non ho mai conosciuto un militante del PMLI; infine, la città di Firenze, come può constatare qualunque visitatore, sta ancora in piedi. Però non conosco nessun altro Miguel M. che viva in Italia e sia uscito dalla piccola e molto pacifica setta neoteosofica, Nuova Acropoli, come racconto abbondantemente sul mio sito.

L'articolo, non a caso, era accompagnato da un'intervista a Palazzi. Palazzi parlava e straparlava di me da mesi, sulla sua mailing list, a causa di un breve articolo che avevo scritto su di lui, sul mio sito, nell'autunno del 2001.


Da allora, Palazzi presume che ogni parola critica nei suoi confronti provenga da me, come si può vedere girando per Indymedia. Anzi, ribadisce il concetto proprio nell'intervista sull'Opinione,: "sono da anni al centro di una campagna diffamatoria scatenata contro di me", dice. E scatenata, a suo dire, proprio dal sottoscritto, descritto, un po' bizzarramente, come un "estremista di destra". Purtroppo Palazzi non riesce a capire che lui mi sta, in fondo, simpatico: altrimenti, perché mai scriverei di lui?

Non è facile capire cosa ci sia nella testa di un giornalista come Dimitri Buffa. Le foto ci mostrano un ometto di età indefinita (in realtà, come me, si avvicina al mezzo secolo), che sembra insieme prematuramente invecchiato e un po' imberbe.


Lo potremmo definire disprassico già in fotografia; ma chi lo ha conosciuto dal vivo, ci assicura che lo sembra ancora di più nella realtà.

Eppure gli aforismi che dissemina per la rete ci mostrano un personaggio che vorrebbe, almeno, apparire in tutt'altro modo.


Il suo blog, Drusillo, presenta un numero molto ridotto di post, tutti assai brevi.

Il post inaugurale contiene una minaccia a capo di stato estero, esplicita almeno quanto quella di cui si lamenta Palazzi, anche se meno volgare:


"Drusillo studia ebraico on line alle 5 del mattino di ogni venerdi

Shalom Drusillo e amy Israel chai

Drusillo entrerà nel Mossad e ammazzerà tutti i terroristi del mondo a partire dal nuovo presidente iraniano "

Drusillo-Buffa proviene dalla tifoseria della Lazio e dal Secolo d'Italia, un quotidiano su cui non credo abbiano scritto molti ebrei, per cui è improbabile che questa passione per la lingua ebraica abbia motivi familiari, nonostante quello che sembra un suffisso possessivo apposto al primo sostantivo dello stato costrutto.

Ritroviamo il binomio omicido-sveglia antelucana anche in un altro post, dove però bara un po', lasciando intendere che si svegli alle cinque tutte le mattine e non solo il venerdì:

"prendiamoci la responsabilità di far loro vedere chi siamo noi

gente che si alza alle cinque del mattino come me per studiare l'ebraico, non poveri idioti nulla facenti

il mondo sarà nostro e loro moriranno tutti in carcere o con gli omicidi mirati delle forze di sicurezza anglo-israelo-americane"


Uno così non può che avere idee chiare sui pacifisti:
" E che gli chiediamo a fare di essere laici e moderati agli islamici se poi le vere merde sono le zecche che abbiamo in casa?"

"Zecche", ricordiamo, è il termine in uso tra la parte più politicizzata della tifoseria laziale per definire chi ha idee di sinistra.

Dimitri Buffa ha una grande capacità di sintesi. Così, in poche righe, scrivendo sul blog di Arturo Diaconale, Buffa riesce a esprimere contemporaneamente ben quattro concetti diversi:

a) che vuole andare alla marcia per la pace ad Assisi (come suggeriva provocatoriamente lo stesso Diaconale)

b) vuole però la scorta perché ha paura

c) vuole l'elmetto e le armi perché vuole fare la guerra

d) e rievoca, nell'ultima frase, le proprie radici storiche, che sono marcatamente non ebraiche.



"Voglio la scorta, quelli che marciano per la pace ad Assisi l'11 settembre fianchegiano anche il terrorismo islamico a tempo perso,. guarda quelli di carovana Palestina che hanno raccolto fondi per Hamas. Se siamo in guerra voglio le armi anche io e l'elmetto

libro e moschetto anti terrorismo islamico perfetto

Drusillo"


Evidentemente qualcuno deve avergli combinato un simpatico scherzo, se nel suo post più recente Drusillo scrive, in stile decisamente indymediano (e con un rimando letterario, forse non intenzionale, all'agente Catarella del commissariato di Vigata):

"Mi vedo costretto, dall'infamia di un blogger provocatore e pezzo di merda cui intendo rompere il culo anche legalmente di persona e che ha le corna, avendomi indicato come aderente a una qualsivoglia campagna di boicottaggio contro Israele, a smentire questo ridicolo assunto."

Ricordiamo che Buffa è uscito dall'adolescenza, almeno anagraficamente, oltre un quarto di secolo fa. Ma la tastiera, evidentemente, permette a molti di ritrovare slanci perduti.

Negli stessi articoli-fotocopia del 29 ottobre 2002 in cui attaccava me, Dimitri Buffa cominciò a prendere di mira un pacifico medico omeopata di origini siriane. Come me, questo medico era entrato in conflitto con Palazzi, anche se per motivi molto diversi: io, che non avevo subito alcun torto da Palazzi, avevo semplicemente raccontato in maniera quasi affettuosa le singolari vicende di un personaggio divertente; mentre il medico aveva avuto occasione di conoscere un altro lato di Palazzi, assai meno divertente, su cui sorvolo.

Buffa, nel suo articolo-fotocopia e in altri successivi, faceva capire che, secondo segretissimi rapporti che non meglio precisati servizi avrebbero consegnato solo a lui, questo signore stava comprando l'acqua potabile di tutta l'Italia, per avvelenarla.

Ci si è messo in seguito anche Palazzi, parlando di sospette "esercitazioni di astensione dall'acqua del rubinetto e di acquisto di scorte d'acqua minerale da parte di alcune strutture lombarde della rete dei 'fratelli musulmani' ".

Anche premesso che una persona moderatamente benestante possa comprarsi tutta l'acqua potabile d'Italia, rimane da chiedersi come si facciano gli avvelenamenti omeopatici.

Presumiamo che si debba procedere così.

Si mette l'acqua d'Italia in un posto ben nascosto; seguendo i principi di Hahnemann, ci si introducono pochissime gocce di un prodotto antiveleno, e si mettono molti, ma molti terroristi a scuotere energicamente il tutto. Una flotta di camion di al-Qaeda distribuisce l'acqua alla popolazione italiana, ridotta nel frattempo a bere Coca Cola e vino.

Nella logica delle persone semplici, chi terrorizza le persone - diffondendo simili voci - dovrebbe essere considerato un terrorista.

Ma noi non siamo persone semplici, e quindi non chiameremo Buffa e Palazzi "terroristi".

Comunque sia, appena due giorni dopo aver lanciato la campagna sull'avvelenamento idrico, come abbiamo visto, su ben tre quotidiani con articoli-fotocopia, identici anche nelle virgole, Abdul Hadi Palazzi ha premiato Dimitri Buffa, nominandolo

"Cavaliere d'Onore dei Principi Salomonici di Shekal, con diritto a fregiarsi dello Scudo, della Fascia e del Berretto del [sic] Shekal di Primo Grado."

dimitri buffa


Dimitri Buffa, ancora senza scudo, fascia e berretto, diventa Cavaliere del Shekal
(sul diploma la "h" è stata pietosamente abolita, mentre compare sul comunicato)

Nel caso ci fosse qualche dubbio sul motivo per cui Dimitri Buffa aveva acquisito il diritto di girare per Roma con lo Scudo del Shekal, il testo del conferimento precisa che è:

"per la dedizione all'infornazione corretta, alla disintossicazione degli estremisti, allo sradicamento del pregiudizio".

Questa dedizione all'informazione corretta è arrivata alla fine al tribunale di Monza, sezione di Desio.

Buffa ha chiamato come testimone un presunto generale dei carabinieri, esperto di cose segretissime.

Il giudice, quando nel luglio scorso ha condannato Buffa e il direttore responsabile di Libero per diffamazione, con pagamento di un consistente indennizzo alla parte lesa e alle spese legali, non deve aver gradito molto il fatto che i carabinieri, interpellati, abbiano risposto che non esiste alcun ufficiale dei carabinieri, né in servizio né in congedo, con il nome del presunto testimone citato da Buffa.

Ma cercando di capire meglio la personalità di Dimitri Buffa, ho scoperto un aspetto profondamente inquietante, che riguarda da vicino alcune vicende che abbiamo seguito tutti in queste settimane.

Sarà l'oggetto del prossimo post.

Alla prima puntata

Alla seconda

Alla quarta

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Dopo la Beffa, arriva il Complotto (II)

Post originale tratto dal blog Kelebek di mercoledì, 14 settembre 2005

Innanzitutto, cos'è il "sito no global" che avrebbe minacciato Palazzi?

Se Forza Italia dovesse un giorno scrivere "a morte Palazzi" sul proprio sito ufficiale, significherebbe effettivamente una presa di posizione da parte di una precisa organizzazione. Dicendo "sito", Dimitri Buffa quindi genera l'idea assolutamente falsa, che qualche organizzazione no global avrebbe minacciato Palazzi.

Indymedia, invece, è un forum, dove chiunque può scrivere qualunque cosa con la garanzia dell'anonimato. E in effetti, si pubblicano diverse cose interessanti, ma anche moltissima schifezza.

Ci sono dei misteriosi amministratori che hanno il compito di censurare i post - comunque dopo che sono apparsi sul forum. Alcuni, lo fanno lanciando una monetina. Altri decidono in base alle forme che assumono le macchie di vino sui loro mousepad. I più tetri, invece, lasciano passare qualunque cosa, tranne i post di qualche gruppetto di estrema sinistra loro rivale.

Va a finire, in genere, così: se posti un messaggio su Indymedia, nel giro di pochi minuti arriva il primo commento, firmato "hai rotto". Il signor (o la signora) "Hai rotto" ti chiama "nazi di m..." e fa un apprezzamento monolinea sulle abilità erotiche di tua madre.

A questo punto, arriva un secondo commentatore, con un nome tipo "hai rotto fottiti", che ti difende chiamando "hai rotto" un "fascio" e minacciando di sprangarlo.

Un istante dopo, arriva un terzo personaggio, forse sempre il primo commentatore, ma con un altro nick, che dice di sapere nome, cognome e indirizzo di "hai rotto fottiti", e che lo aspetterà sotto casa una di queste sere per sparargli.

Questo paradiso dei troll ricorda molto da vicino certi studenti di scuola media, intenti a esprimere le proprie opinioni con un pennarello nel gabinetto dei maschi (persone informate mi dicono che avviene oggi nel gabinetto delle femmine).

Visto l'assoluto anonimato, è difficile dire chi siano questi commentatori-troll. Forse sono veramente tutti studenti di scuola media. Forse sono gli stessi postatori che si insultano e si minacciano da soli per dare rilievo a quello che scrivono. O forse c'è un unico troll, eternamente attaccato al computer dopo essere stato piantato dal suo cane. Non lo sapremo mai.

Però c'è effettivamente un troll di Indymedia, anche se di tipo diverso, di cui conosciamo il nome. Un troll che nessuno degli amministratori ha mai censurato, per cui si potrebbe definire un attivo membro del forum di Indymedia.

Di questo troll Dimitri Buffa saggiamente evita di parlare. Perché si chiama Abdul Hadi Palazzi. Sì, proprio lui. Se avete seguito con interesse la vicenda della Madre di Tutti i Polli, vi ricorderete sicuramente del post di Aldo Torchiaro, quando scriveva:

"Democracybuilding. Mi scrive Abdul Palazzi [sic], voce dei musulmani d'Italia

Ricevo e pubblico, tra le centinaia di e mail pervenute al mio indirizzo dopo le intimidazioni della Iadl, una lettera che mi riempie di gioia. Quella del rappresentante dell'Assemblea dei musulmani d'Italia."

Da diversi mesi, questa "voce dei musulmani d'Italia", il Dott Prof Shaykh Mawlana Abdul Hadi Massimo Palazzi Abu Omar al-Shafi'i, Gran Cancelliere dell'Ordine e Gran Precettore per la lingua italiana del Supremo Ordine Salomonico dei Principi del Shekal va su Indymedia con grande regolarità, postando ogni volta una fotografia di se stesso, assieme a lunghi proclami. Se volete farne la collezione, basta andare su Indymedia e cercare "Abdul Hadi".

abdul hadi palazzi



Una tipica foto di se stesso che Palazzi posta su Indymedia



Ora, Palazzi è uno di quei meravigliosi avventurieri che rendono particolare l'Italia, come il Mago Otelma o Guglielmo Maria Eugenio Rinaldini, il padre dell'Astrofinanza. Sulle esilaranti vicende di Palazzi, vi invito a leggere gli articoli di Francesca Russo.

Massimo Palazzi l'ho conosciuto quando aveva appena sedici anni, e girava con i capelli tagliati corti e una camicia bianca, cercando proseliti per la religione dei Mormoni. Ogni tanto mi giungeva notizia della sua conversione a qualche nuova fede (temo di aver perso il conto di quante), tra cui, ultimamente l'Islam.

Come musulmano, Palazzi iniziò come aggressivo sostenitore della più gretta ortodossia wahhabita, diventando poi critico altrettanto rabbioso dell'eresia wahhabita. Nei primi anni Novanta, la rivista di cui Palazzi era redattore capo, Comunità Islamica, ancora riportava frasi come questa nei suoi editoriali:

"Nessun musulmano potrà mai accettare che anche solo una zolla di TERRA SANTA formi oggetto di mercanteggiamento e sia venduta a prezzo vile e che sia riconosciuta la legittimità della presenza sionista in Palestina."

Poco dopo, e sempre con lo stesso stile scomunicatorio (la definizione è di Francesca Russo), Palazzi si trasformò nel primo (e per ora unico) musulmano sionista d'Italia.

Ma non "sionista" nel senso di qualcuno che critica Hamas perché non accetta l'esistenza dello stato d'Israele. No, sionista nel senso che insulta ferocemente Sharon perché non precede all'espulsione dei nativi palestinesi. I suoi esagitati proclami in materia, una specie di fatwa contro il povero Roberto Benigni e i ripetuti attacchi al Papa, gli hanno meritato, chi sa perché, l'appellativo di musulmano moderato.

Un tempo, Palazzi era solito aggiungere a questo vago titolo quello di "segretario dell'Associazione Musulmani Italiani", finché una serie di diffide da parte dei legali di tale Associazione lo hanno costretto a inventarsi un nuovo movimento, con cambiamento delle vocali: l'Associazione Musulmana Italiana. In questo modo, poteva ancora presentarsi con la sigla AMI. Adesso pare che l'AMI abbia avuto una nuova metamorfosi, dopo un provvedimento d'urgenza del Tribunale di Roma del 15 novembre 2004 a favore della vera AMI: Palazzi parla di una "Assemblea" Musulmana d'Italia, o AMdI.

Palazzi si fregia del titolo di "Professore" e dichiara di insegnare all'università di Velletri. Curiosamente, come dimostra Francesca Russo, l'unica facoltà universitaria esistente a Velletri, all'epoca in cui Palazzi ha cominciato a vantarsi di tale incarico, era quella di enologia. Insomma, o il titolo è inventato, oppure c'è un musulmano che insegna agli italiani come fare il vino. Beh, immagino che anche in Corea ci sia qualche intraprendente compaesano di Palazzi che insegna ai locali come si cucinano i cani.

Più sicuro è il fatto che Palazzi svolge una professione che possiamo definire democratica: concedendo titoli nobiliari, estende infatti a persone senza una goccia di sangue blu la piacevole sensazione di appartenere a un'élite.

Ora, cosa succede quando Palazzi incontra Indymedia? Non sempre per chiedere la messa fuorilegge di qualche organizzazione di sinistra, o la deportazione dei palestinesi. Più innocuamente, Palazzi è andato su Indymedia anche per dare un annuncio professionale - un funzionario della Marina militare, tale Giovanni Dell'Orco, dall'aria assai mite, aveva appena acquistato da Palazzi

"il grado di Cavaliere d'Onore dei Principi Salomonici di Shekal, con diritto a fregiarsi dello Scudo, della Fascia e del Berretto Shekal di Primo Grado"

Il prezzo non viene specificato, ma il tempo e il luogo della concessione sì:

"Dato presso il manto della regalità di Salomone, all'Oriente di Roma, nella Valle del Tevere, il lunedì 9 Shawwal 1425 dell'h., 22 novembre 2004 e. v., 9 Kislev 5765 di v. l."

Se su Indymedia, persino la gente seria viene trattata a pesci in faccia, non è difficile quindi immaginarsi come vengano trattati i proclami di Mawlana (probabilmente il suo titolo preferito, significa all'incirca "Maestro Spirituale").

Citiamo un unico esempio, relativamente inoffensivo, tra le decine che si possono leggere in coda a ogni suo post:

"pala' ma nvedi d'anna fan culo? maula' =cozza"

L'altro giorno, Palazzi mette su Indymedia il post del suo (e ormai nostro) amico Aldo Torchiaro. Si tratta dell'ultimo, prima che tirassimo la lunga corda, proprio quello che inizia con le mitiche parole "CIVILTA'. UNITI SI VINCE, LA LEZIONE CHE RIMARRA' Li abbiamo letteralmente MESSI IN FUGA.", e che ha meritato a Torchiaro il Pollo d'Oro. Ma quella è un'altra storia.

Tra le risposte al post di Palazzi, Spernacchiapanzoni scrive:

Shaykh Abdul Hadi Palazzi?

PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!


Un altro troll, più truce, scrive: "Uccidere Palazzi ora e subito ma tu guarda sto panzone se non si fa i cazzi suoi".

Ma, soprattutto, qualcuno posta un'immagine, che linko qui (dal forum di Indymedia) esclusivamente a titolo di documentazione, perché ci aiuta a inquadrare molto meglio il caso nel suo contesto:


abdul hadi palazzi



Se volete il mio parere, non è il massimo della genialità, e credo che la dica lunga sul livello dei troll pubescenti di Indymedia.

Mentre la reazione di Palazzi la dice lunga su Palazzi.

Infatti, sembra che Palazzi abbia interpretata questa come una minaccia di morte per annegamento. Anche se, per banali motivi fisici, sarebbe alquanto difficile capovolgere la non indifferente mole del Dott Prof Shaykh Mawlana per eseguire una tale condanna a morte.

Cosa fa Palazzi quando qualcuno minaccia di tirare la catena (o, se preferite, la lunga corda)?

Fa quello che farebbe qualunque amico di Torchiaro: si rivolge all'Opinione.


Alla prima puntata

Alla terza

Alla quarta

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Dopo la Beffa, arriva il Complotto (I)

Post originale tratto dal blog Kelebek di mercoledì, 14 settembre 2005
Questi anni hanno visto lo smantellamento della democrazia, trasformata in eurocrazie e natocrazie, guerre incessanti e la fine dello stato di diritto, per non parlare dello sfascio dello stato sociale, in tutti i suoi aspetti, dalla scuola pubblica alle pensioni.

Eppure la gente rimane incredibilmente sotto controllo. Perché teme e quindi odia.


Teme e odia, perché ogni giorno, sfruttando ogni possibile debolezza psicologica e luogo comune, c'è chi induce in noi una spaventosa fantasia che narra di mostri assetati di sangue alle frontiere. Loro, come gli alieni dei film di Carpenter, ci vogliono morti, punto e basta. E si avvicina sempre di più il giorno in cui ogni altra spiegazione diventerà reato, "apologia di terrorismo".

Ma gli alieni, poiché appartengono a una cultura inferiore, devono avere una guida, anzi una "cupola".



complotto


Ed è lì che da quattro anni a questa parte, i neocon e i loro seguaci ci instillano nella mente il delirio supremo, il Grande Complotto Islamonazicomunista, la nuova versione del Complotto Giudeoplutocomunista, che ripropone gli stessi, potenti elementi. L'esotico popolo-nemico, il nemico di destra che attira quelli di sinistra, e il nemico di sinistra che attira quelli di destra.

Il Complotto Islamonazicomunista è costituito da una pioggia incessante, quotidiana di falsificazioni.

Adesso voglio analizzare come si è costruita una piccola goccia di questa pioggia: il meccanismo non è molto diverso per tutte le altre (abbiamo visto, ad esempio, le fantasie di Claudia Passa su Saddam Hussein che, dal supercarcere in cui si trova, finanzierebbe le manifestazioni dei Disobbedienti italiani contro i Centri di Permanenza Temporanea).

Scusatemi se per fare questo lavoro di analisi, sfrutto di nuovo il più insignificante e introvabile di tutti i quotidiani italiani, L'Opinione.

Ma, come vi dicevo, stiamo parlando di una gocciolina. E poi, in fondo, questo blog ha una specie di rapporto simbiotico con il quotidiano di Arturo Diaconale.

Titola l'Opinione del 13 settembre, a pagina 5:


"Minacce di morte a Palazzi e agli islamici moderati".

E sotto:

Il nostro giornale al centro di un’offensiva di minacce da parte dell’estremismo islamico e delle quinte colonne italiane: i no global italiani di destra e di sinistra

Inquietante concomitanza con le campagne stampa per far mettere fuori legge il campo anti imperialista e i predicatori d’odio dei Fratelli Musulmani


Al centro, in alto, la foto cattivissima di Moreno Pasquinelli, fino all'anno scorso portavoce del Campo Antimperialista. Sotto, in grande, la foto del presunto minacciato, un certo Massimo Palazzi, anzi "Shaykh Abdul Hadi" Palazzi (a essere precisi, Dott Prof Shaykh Mawlana Abdul Hadi Massimo Palazzi Abu Omar al-Shafi'i), segretario di una "associazione musulmana moderata". Palazzi, intervistato da un certo Dimitri Buffa, racconta di come avrebbe fatto circolare un appello di solidarietà con Aldo Torchiaro contro la beffa che avevamo escogitato con la sua involontaria complicità.

Subito dopo, Palazzi sarebbe stato minacciato di morte sul "sito dei no global", Indymedia.

Questa minaccia sarebbe un tassello del Grande Complotto Islamonazicomunista:

"in Italia è attivo un gruppo che si definisce Campo Antimperialista e che vuole fare dell’antisemitismo e dell’antiamericanismo il collante ideologico di un’alleanza strategica fra neonazisti, esponenti dell’ala più estrema del movimento no global e wahhabiti legati all’area dei “fratelli musulmani”."

Palazzi tira in ballo, a vario titolo, l'UCOII e Dacia Valent, ma anche il sottoscritto e il suo blog. E' significativo, dice infatti Palazzi, che questo blog

da un lato faccia propaganda a favore del Campo Antimperialista, e dall’altro inviti a versare contributi finanziari a favore dell’organizzazione della Valent.

conclusione:

sarebbe opportuno che tanto l’Ucooi quanto il Campo Antimperialista venissero sciolti per legge.

Massimo Palazzi conclude con queste drammatiche parole, che ricordano da vicino quelle di Aldo Torchiaro prima che noi tirassimo la lunga corda scoprendo che era tutta una beffa:

Proprio per questo, se dovesse accadermi qualcosa di spiacevole, ritengo che le autorità saprebbero bene in quale direzione indagare. Da parte mia sia chiaro – non mi faccio intimidire. Le minacce di morte (su Indymedia o in altra sede) semmai contribuiscono a convincermi a perseverare nel mio impegno civile contro l’integralismo e contro il terrorismo. E’ un dovere morale cui non intendo sottrarmi. Non saranno certo quelle minacce farmi tacere.

Come vedete, c'è proprio tutto: c'è il coraggioso musulmano "diverso" che viene minacciato di morte perché conferma dall'interno i nostri più tenebrosi sospetti sull'Islam, c'è la temibile "ala più estrema del movimento no global" e ci sono i "neonazisti".

E ovviamente, come in ogni buon Complotto che si rispetti, ci sono Dacia Valent, il Campo Antimperialista, il sottoscritto, l'UCOII e il Pollo d'Oro in persona, il nostro simpatico ma precipitoso amico, Aldo Torchiaro.

Adesso passeremo al microscopio questo complotto, perché ci insegna molto su tutti i complotti dei nostri tempi.

Mettetevi comodi.

C'è parecchio da dire, per cui l'articolo sarà in varie puntate. In compenso il divertimento è assicurato.

Puntate successive:

Seconda

Terza

Quarta

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L'Uomo Fantasma su Repubblica

Post originale tratto dal blog Kelebek di martedì, 13 settembre 2005
Abbiamo già parlato di Ali il Pellegrino, l'uomo-fantasma di Abu Ghraib. Come sempre , i nomi arabi creano problemi: qui Hajj Ali viene chiamato Ali Shalal el Kaissi, altrove, e più correttamente, al-Qaysi.

Lo sciopero della fame per ottenere un visto anche per lui è entrato nel dodicesimo giorno. Tacciono sia Fini che Prodi.

Non tace invece Repubblica, che grazie ai nostri amici ha potuto fare questa intervista.


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Intervista a Shalal el Kaissi divenuto il simbolo dei maltrattamenti ai detenuti iracheni


"Io, il prigioniero con il cappuccio mai più orrori come a Abu Ghraib"


di PAOLA COPPOLA


"MI hanno torturato, mi hanno umiliato, mi hanno distrutto dentro. Voglio che quello che è successo a me non accada mai più, che tutti sappiano cosa sono stati quei mesi ad Abu Ghraib. Questa è la mia nuova vita: denunciare quello che accade nelle prigioni irachene, difendere i diritti di chi si trova lì dentro". Parla l'ex detenuto n° 151716 del carcere della vergogna, l'uomo che si è riconosciuto in una delle foto-simbolo delle violenze di Abu Ghraib: il prigioniero incappucciato, in piedi su una scatola di cartone, spalle al muro, con le braccia aperte e le dita delle mani collegate a dei fili della corrente.

Ali Shalal el Kaissi, 42 anni, è stato arrestato a ottobre 2003 in un parcheggio vicino alla moschea di El Amariyah e imprigionato con l'accusa di far parte della guerriglia. Nel gergo sprezzante dei suoi aguzzini era Clawman, l'uomo uncino, per una vistosa bruciatura sulla mano. E' stato rilasciato a gennaio 2004 e, qualche mese dopo, ha fondato insieme ad altre 12 persone "The association of the victims of american occupation prisons".

Invitato alla conferenza sull'Iraq organizzata da Campo Antimperialista il prossimo ottobre, Haj Ali ("Haj" è un titolo che spetta a chi ha fatto il pellegrinaggio alla Mecca) sa delle pressioni americane e dei visti negati agli altri iracheni. Lui attende una risposta: "Non so se riuscirò a venire", dice. In questi giorni è ad Amman, in Giordania, dove ha frequentato un corso di formazione per operatore umanitario.

Quando ha visto per la prima volta la foto con l'uomo incappucciato e si è riconosciuto?

"I volontari di un'associazione irachena che si occupa di diritti umani mi hanno mostrato le foto scattate ad Abu Ghraib. E' stato uno choc, una distruzione personale. Io ho subito quello che si vede nelle immagini: mi hanno coperto il capo, torturato e sottoposto a pressioni fortissime. Mi hanno fotografato molte volte. Ma altri hanno stabilito che quel prigioniero ero io: organizzazioni per i diritti umani e anche delle inchieste giornalistiche, una della tv americana, Pbs, e un'altra della rivista Vanity Fair".


Quando le hanno scattato le foto?

"Appena arrivato ad Abu Ghraib, mi hanno portato nell'edificio dove c'erano le celle. Il secondo mese di prigione sono iniziate le torture e nello stesso periodo hanno anche cominciato a scattare le foto. Non saprei dire esattamente il giorno perché avevo perso la cognizione del tempo".


Qual è stato il momento più difficile durante i mesi di prigionia?

"Quando mi hanno messo su una scatola di cartone, con i cavi elettrici collegati alle mani. E quando mi hanno lasciato nudo per quindici giorni. E in sottofondo, con un altoparlante, mi facevano sentire in continuazione una canzone, By the rivers of Babylon (di Boney M., ndr). Mi sembrava di impazzire".


Cosa le chiedevano durante gli interrogatori?

"Volevano sapere se lottavo contro l'occupazione. Ma anche se conoscevo delle persone nella zona in cui vivevo: ho avuto l'impressione che cercassero qualcuno che poteva collaborare, volevano informazioni. Volevano che diventassi il "loro occhio" sulla regione. Ma non sapevo nulla, e non rispondevo alle domande. Così sono iniziate le torture. Mi chiedevano sempre le stesse cose, le ripetevano decine di volte, credo che fosse una strategia per farmi parlare. Gli interrogatori erano condotti da persone che dicevano di aver lavorato a Gaza e in Cisgiordania".


Dopo il suo rilascio ha denunciato quello che era successo?

"Mi hanno rilasciato prima che scoppiasse lo scandalo delle foto, dicendomi che il mio arresto era stato un errore. Ho denunciato quello che mi avevano fatto alle autorità irachene, ma mi hanno mandato via accusandomi di inventare tutto".


Che effetto le fa essere un simbolo delle torture di Abu Ghraib?

"Quella stessa foto per me è una tortura, e preferirei essere ricordato per altre cose. Ma voglio che quello che mi è successo non accada ad altri: per questo ho fondato un'associazione, che non ha niente a che vedere con i partiti politici. Lavoro per difendere i diritti di chi è in prigione, dare agli ex detenuti aiuto materiale e supporto psicologico, testimoniare quello che accade in Iraq".


Crede che nell'ultimo anno, dopo che le violenze di Abu Ghraib sono venute alla luce, le condizioni dei detenuti siano migliorate?

"No. Credo che quando le telecamere entrano nelle prigioni la situazione sembra migliore. Ma ricevo continuamente e-mail di familiari di detenuti che denunciano abusi e violenze, e non solo nelle prigioni gestite dagli americani. Nella zona di Al Garma poi sono rinchiusi donne e bambini, una quindicina in tutto. La cosa più grave è che nel 99% dei casi i detenuti sono innocenti e vengono rilasciati, ma intanto in carcere hanno perso la dignità".

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Istituzione della Consulta Buddista Italiana

Post originale tratto dal blog Kelebek di domenica, 11 settembre 2005


Testo del decreto-legge pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 240 del 12 ottobre 2005
recante disposizioni urgenti in materia di costituzione della Consulta Buddista Italiana

Art. 1.

E' istituita la Consulta Buddista Italiana.


Art. 2.

Scopo della Consulta Buddista Italiana è di creare un buddismo italiano, in piena conformità con i valori di convivenza, integrazione e rispetto reciproco che sono alle fondamenta della civiltà occidentale.

Art. 3.

Alla Consulta Buddista Italiana si viene ammessi esclusivamente dietro invito del Ministro degli Interni, sentiti i pareri del Comandante dell'Arma dei Carabinieri, della Direzione Generale dell'Aeronautica, dell'Istituto per il Commercio Estero, del Comandante della Divisione Tagliamento e del responsabile per il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana.

1. Della Consulta Buddhista Italiana, fanno parte attualmente:

a) il Ministro degli Interni, l'onorevole Giuseppe Amalfitanu

b) il direttore dell'Istituto di Studi Strategici e Militari per l'Estremo Oriente, Marco Rossi

c) La signora Rosarita Esposito in Amalfitanu, direttrice del Centro Meditazione Anima Energetica di Veregotto di Sopra

d) Il signor Lin Chiu, direttore della Amalfitanu-Chiu Import Export di Shanghai-Veregotto di Sopra

e) L'addetto commerciale dell'ambasciata della Repubblica Popolare Cinese

Art. 4

Trattandosi di religione in piena armonia con i valori occidentali, il presente Decreto definisce il buddismo "religione occidentale".

Art. 5

Secondo le disposizioni di questo decreto legge, il Budda, discendente di Enea, è nato nel quartiere Bovisa del comune di Milano. Tale luogo è stato scelto in base alla natura pianeggiante della località, facilmente controllabile, e alla vicina presenza di due caserme dei Carabinieri, oltre che di un eliporto. Si autorizza pertanto la costruzione di un Centro Spirituale Italiano in tale località, che preveda un tempio, un monastero, un luogo di formazione per i monaci, un centro benessere appartenente alla catena "Joyous Yoga" e un centro commerciale olistico. La presenza della vicina stazione ferroviaria permetterà inoltre una corretta gestione dell'afflusso e del deflusso dei pellegrini.

Art. 6

Per rispetto alle radici giudaico-cristiane della civiltà occidentale, e in conformità alla cronologia con cui lo Stato Italiano ha istituito intese con le diverse confessioni, la nascita del Budda è posticipata all'anno 50 dopo Cristo.

Art. 7

Sono vietate le varianti grafiche "Buddha" e "buddhista", in quanto non conformi al sano sentire grafico e fonetico delle lingue occidentali, e perché l'aspirazione della dentale interferisce con gli attuali sistemi di intercettazione adoperati dalle forze dell'ordine.

Art. 8

L'esperienza delle scuole di polizia ha dimostrato che la decifrazione dei sistemi di scrittura delle antiche lingue indiane e l'incidenza in particolare del samdhi nel sanscrito non sono attualmente alla portata delle forze dell'ordine italiane, e quindi l'uso di tali lingue è vietato in ogni contesto.

Art. 9

Onde semplificare il lavoro teologico e il controllo di eventuali messaggi in codice inseriti per finalità antioccidentali nei testi sacri, il Canone Buddista consisterà esclusivamente nei seguenti volumi:

a) "Budda Iniziato Energetico", di Rosarita Esposito Amalfitanu, casa editrice Poligrafica dello Stato, 2003;

b) "Quello che il Budda mi ha detto", di Rosarita Esposito Amalfitanu, edizioni Guglielmo Maria Eugenio Rinaldini, Genova, 2004.

Art. 10

Per onorare la profonda vocazione umanitaria e i grandi valori di tolleranza insiti nel buddismo, ogni luogo di culto buddista dovrà esporre la seguente rivelazione, ricevuta dalla signora Rosarita Amalfitanu:

"Disse il Saggio Budda, tu non verserai il sangue di creature innocenti, senza il permesso del tuo governo, né ucciderai il tuo prossimo, purché condivida i valori della tua civiltà".

Art. 11

Durante le sessioni di meditazione, i partecipanti dovranno sempre rivolgere il viso verso le telecamere, in condizioni di illuminazione fissa e senza assumere espressioni che possano ostacolarne la piena riconoscibilità. Le registrazioni delle sedute di meditazione dovranno essere consegnate alle forze dell'ordine ogni martedì mattina, non oltre le ore 12.

Art. 12

Non sono ammesse forme intolleranti o estremiste di buddismo, cioè non conformi al presente decreto-legge. Le pene per la pratica o l'apologia della pratica o lo studio dell'apologia della pratica di tali forme di buddismo verranno stabilite con apposita legge.

Art. 13.

Entrata in vigore

Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

Il ministro degli Interni,
Giuseppe Amalfitanu

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"Come la moglie cinese bastonata..."

Post originale tratto dal blog Kelebek di venerdì, 09 settembre 2005
Chiusa la scuola islamica di Via Quaranta, a Milano, "per motivi igienico-sanitari". Quali siano questi motivi di igiene, lo spiega senza giri di parole, Filippo Penati, presidente della provincia di Milano, in un'intervista oggi a Repubblica:

"Perché la scuola di via Quaranta va chiusa?"


"Perché promuove separatezza anziché integrazione".


Sempre su La Repubblica di oggi, lo stesso ministro Pisanu spiega così perché il signor Bouriqui Bouchta è stato prelevato e deportato alle 4 di mattina:

"Bouchta è come la moglie cinese del proverbio che è stata bastonata e lei sola sa perché. Non è stato espulso per la sua biografia ma perché polizia e intelligence hanno circostanziato sospetti contro di lui. La marmellata nelle sue mani c'è anche se non si vede."

Difficile spiegare in termini più chiari l'essenza dell'arbitrio totalitario e la fine della democrazia. Proprio per questo, non si riesce a immaginare parole più padronali, più spaventosamente umilianti nel confronto del loro oggetto.

Intanto, il Polo chiede l'immediata espulsione del direttore del Centro Islamico di Bologna, Nabil Bayoumi. Trattandosi di un cittadino italiano residente a Bologna, il termine corretto non è espulsione, bensì esilio.

Ecco, sempre da Repubblica, le frasi che Nabil Bayoumi, cittadino italiano, avrebbe detto, per meritare l'esilio. Frasi estrapolate da una lunga intervista, dove il cialtrone di turno evidentemente non ha trovato nulla di più "grave":

"Un soldato che va a morire diventa un kamikaze, se succede 'dall'altra parte' è invece un eroe.

Terroristi? sono quelli che vogliono togliere diritti a un popolo, come gli americani, non quelli che lottano per difenderli. Ho il sacrosanto diritto alla mia autodifesa. Questa è una guerra, una guerra contro l'Islam".


Nel caso di Bouchta, abbiamo una persona colpita "lui solo sa perché". Nel caso di Nabil Bayoumi, la colpa consiste nel dare una diversa narrazione di eventi che avvengono in un altro paese. Cioè di aver tradito la rappresentazione ufficiale del conflitto iracheno, accanto alla quale nessun'altra è permessa.

Ma il divieto e la punizione arbitraria di narrazioni alternative è stata l'essenza stessa dell'Inquisizione e di tutte le forme di controllo sociale che in seguito ne hanno preso spunto.

Se esiste il rischio che qualcuno faccia saltare in aria la metropolitana di Roma, è bene tenerlo d'occhio in tutti i modi. E se viene colto a comprarsi esplosivi, gli si diano tutti gli anni previsti di carcere.

Ma con la scusa di fare questo, stanno facendo qualcos'altro, che non c'entra niente. Nessuna delle persone espulse o espellende o indagate o minacciate è accusata di mettere in alcun modo in pericolo la sicurezza degli italiani. Non sono nemmeno sospettate.

L'accusa è sempre e solo di avere espresso posizioni nette su ingiustizie commesse altrove, e di sostenere il diritto alla legittima difesa, cosa peraltro prevista, credo, in qualunque codice di legge.

Ora, se qualcuno sostiene una causa giusta, ma rischia di finire in galera in Italia, o torturato in Tunisia, per il fatto di esprimere il suo punto di vista, non è che smetterà di credere di avere ragione.

Semplicemente, se prima era cosciente che vi erano ingiustizie in Palestina o in Iraq, oggi aggiungerà che ci sono ingiustizie anche in Italia.

Parlare di "integrazione" in questo contesto è una falsificazione. Perché quello che conta di più è il ruolo sociale delle persone, e la nostra società diventa sempre più una società basata su caste etniche. E chi fa certi lavori, o guadagna solo certe somme, finirà necessariamente per vivere solo in certi quartieri.

Qualcuno ha detto una frase che suona più o meno così:

"Cercavamo braccia e sono arrivati uomini".

E gli uomini sono una miscela complessa, che prima o poi reagisce sempre all'umiliazione, come fecero i contadini messicani che se ne stettero buoni buoni per trecento anni e poi agli inizi dell'Ottocento sgozzarono tutti i loro padroni. E ovviamente tra i cadaveri c'erano anche quelli degli indios che continuavano a formarsi nell'immagine che di loro avevano i loro padroni: i campesinos moderati, diremmo noi oggi, che dicevano sempre, si señor.

Questa generazione chinerà la testa, per fame e per paura.

Ma quella successiva, cresciuta in quei quartieri, con un sistema sociale che somiglierà sempre di più a quello in vigore a New Orleans, si legherà al dito tutte le ingiustizie subite.

Non sarà una grande consolazione, ma almeno sappiamo già adesso chi sono i colpevoli degli orrori che succederanno allora.

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Creare dieci, cento, mille Torchiaro?

Post originale tratto dal blog Kelebek di venerdì, 09 settembre 2005
Come abbiamo raccontato ieri, il caso Torchiaro è nato come maniera scherzosa per lanciare l'IADL.

Ma il fatto che la beffa sia riuscita talmente bene mi ha fatto riflettere. Vale la pena di andare avanti su questa strada, scoperta per caso, ma bisogna anche differenziare.

L'Italia è piena di piccoli giornalisti, che cercano di farsi strada.

Trovarli non è difficile.

Basta mescolare su Google termini come "terrore paura antrace", "valori occidente", "fanatici", "polizia sospetta", "distruggere duomo natale", "clandestini forse bomba", "crocifisso pericolo", "nostra civiltà rischio", "venditore accendini saltare aria vaticano", "veleno droga islam", "extracomunitario". Vedrete quanti di questi animaletti schizzano fuori.

Manipolarli, come abbiamo visto, è facilissimo. Dovete pensare che abbiamo a che fare con gente molto semplice, che divide il mondo in due.

Da una parte ci sono i comunisti, gli zingari, il Campo Antimperialista (fondamentale), i marocchini, i nazisti, i pagani, i musulmani, i negri, i kamikaze e i pedofili.

Dall'altra ci sono i Valori dell'Occidente, i Nostri Ragazzi a Nassiriya, i Crocifissi, le discoteche, la Più Grande Scrittrice Italiana, la Libertà, la Superiore Civiltà, il Santo Padre, il prosciutto di Parma, il limoncello e Padre Pio.

Ora, suggerisco di creare una specie di generatore automatico di complotti con questi elementi.

Che so, c'è il marocchino che vuole uccidere il Papa per vendicare Hitler, e per farlo manda in giro dei lavavetri zingari militanti del Campo Antimperialista, che con la scusa di pulire la Papamobile ci infilano un aracnide velenoso consegnato loro dalle FARC colombiane.


tarantola


Lo so che è improbabile come storia, ma questi qui, più è improbabile la storia, più si esaltano, e lo abbiamo visto.

Tanto, i marocchini e gli zingari, prima che possano querelare qualcuno, li avranno già belli che espulsi, quindi questi giornalisti credono che il cielo sia l'unico tetto alla loro fantasia.

Ora, la mia idea è di spacciare a questi giornalisti complotti creati con il generatore automatico - esistono ottimi programmi anche in rete - e poi applicare la politica della corda lunga: cioè li lasciamo andare su su su, intervistando politici, riempiendo pagine di quotidiani con la loro fuffa.

Poi si tira la corda lunga della mongolfiera, come abbiamo fatto nel caso Torchiaro: con una semplice e-mail, siamo riusciti a far fare la figura del pollo al Ministro per le Comunicazioni e il presidente della Commissione Esteri della Camera, non so se mi spiego.

Uno dei motivi del successo dell'operazione Torchiaro è stato che abbiamo inserito un elemento assurdo: la supposta procura data dal Campo Antimperialista all'IADL. Una specie di fallacia logica.

In realtà, era stata un'improvvisazione, ma credo che sia importante in caso di future operazioni di questo tipo. Ci deve essere qualcosa che tradisca immediatamente il fatto che si tratta di una beffa, a una persona minimamente raziocinante. E' giusto verso le persone ragionevoli - qualcuna ancora esiste - e serve poi a rendere ancora più ridicolo il pollo di turno, a operazione conclusa.

Quello che però mi preoccupa è la difficoltà di dimostrare poi che la cosa è partita da noi, e che era veramente una beffa.

Voglio dire, l'Italia oggi è piena di gente capace di credere davvero che ci sia il marocchino che vuole avvelenare il Papa con una Theraphosa blondi nella Papamobile.

Come si fa, secondo voi, a inserire una specie di marchio di provenienza per queste storie, un salame di Jacovitti? Come si fa a rendere sicura la "corda lunga", in modo che non si spezzi, e finisca poi che Pisanu per una storia del genere cacci tutti i Rom dall'Italia, compresi quelli che ci vivono da venti generazioni?

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La Madre di Tutti i Polli

Post originale tratto dal blog Kelebek di giovedì, 08 settembre 2005


aldo torchiaro



Il mondo oggi è intasato da associazioni e da comunicati stampa, e qualunque cosa fai, scompare nel nulla mediatico.

Quindi, per dare una mano agli amici che volevano lanciare l'Islamic Anti-Defamation League e sfondare il muro di silenzio, si doveva fare qualcosa di veramente clamoroso.

Perché abbiamo scelto Aldo Torchiaro per fare la prima campagna congiunta di viral marketing islamo-neocon della storia?

Devo confessare che uno dei motivi principali è stata la faccia di Aldo Torchiaro. Sembra uno a cui potresti vendere il Colosseo due volte. Lo so, non bisogna giudicare le persone in base all'aspetto fisico, ma questa volta è innegabile che ci abbiamo indovinato oltre ogni aspettativa.

Mai ci saremmo attesi un successo di questa portata, senza aver dovuto spendere una lira.

Sapevamo solo che Aldo Torchiaro era fissato con il Campo Antimperialista, uno dei promotori (non l'unico) del Convegno di Chianciano. Ora, io ho scoperto che quelli che si fissano con il Campo Antimperialista sono molto simili a quelli che si fissano con gli UFO. Gli puoi spacciare la foto della pentola a pressione della nonna, dicendo che si tratta di un'astronave piena di extraterrestri.

Il colpo di genio (mi permetto di dirlo, perché l'idea non è stata mia) è venuto dopo il post in cui parlavo della denuncia sporta dagli organizzatori della Conferenza di Chianciano contro Aldo Torchiaro, che li accusava di comprare "tritolo, kalashnikov e berette nostrane."

Ora, c'è un meccanismo con cui puoi far scattare a comando un neocon: gli confezioni un complotto "islamo-comunista". E' bastato mettere insieme le due cose: l'IADL e i comunisti antimperialisti.

Per farlo, ci siamo dovuto arrampicare sugli specchi, inventandoci un presunto "incarico" dato dal Campo Antimperialista all'IADL.

Era il nostro tallone d'Achille - sarebbe bastato chiedersi una cosa ovvia: come mai il Campo, che ha diversi avvocati propri, dovrebbe rivolgersi all'IADL; oppure, perché mai l'IADL avrebbe dovuto accettare un incarico da parte di un movimento che non c'entra niente con loro.

Infatti qualche commentatore più sveglio ha notato la cosa sul blog di Aldo Torchiaro, facendoci tremare per un momento.

Se Aldo Torchiaro fosse stato un vero giornalista, avrebbe mandato una mail chiedendo al Campo se fosse vera la storia dell'incarico. E tutta la beffa si sarebbe sgonfiata miseramente. Abbiamo confidato un po' avventatamente sulla sua stupidità, e bisogna dire che abbiamo avuto fortuna. Anche perché il linguaggio un po' contorto del messaggio di Halima Barre, e la frase un po' strana sulla "lunga corda", hanno sortito esattamente l'effetto sperato.

Aldo Torchiaro (e non solo lui) è inciampato come un toro infuriato. Su una lunga corda rosso saraceno.

Chiediamo scusa al Campo Antimperialista per averlo tirato in ballo senza il suo permesso, ma credo che si divertiranno anche loro.

Su una cosa, il discepolo - Aldo Torchiaro - ha superato i suoi maestri - cioè noi.

E' stato Aldo Torchiaro ad affermare con sicurezza che Halima Barre fosse la... figlia di Siad Barre, e quindi a imbastire un romanzo fantasy che collegava il Campo Antimperialista alle ruberie dittatoriali del presunto padre e addirittura all'omicidio della povera Ilaria Alpi. La quale però le notizie se le cercava davvero, invece di inventarsele.

Ora, come apprendiamo dal blog di Dacia Valent, Halima Barre semplicemente non esiste.

Per noi questa fantasiosa parentela è stata una ciliegina sulla torta, assolutamente non prevista.

Oggi, l'Islamic Anti-Defamation League è uscita per sempre dall'anonimato.

Ora che è nota a mezzo mondo, potrà tornare alle proprie attività più serie, cioè a dare il proprio aiuto legale alle minoranze perseguitate.

Ma occhio, in qualsiasi momento può riaprire la cucina per polli, che funziona a pieno ritmo in Via Angelo Bargoni n. 8 – Roma, al 4° piano, tel. 06.87440137.


Si ringraziano sentitamente per il loro appoggio volontario:

  • Dacia Valent
  • Sherif
  • Halima Barre, chiunque sia (forse un brand registrato?)
  • me stesso, cioè Miguel Martinez
  • Greta Garbo
  • Abd al-Rahman Q.
  • Kanzi e Panbanisha
  • Abu Spartaco


  • per il loro appoggio involontario:


  • Campo Antimperialista
  • Comitati Iraq Libero
  • Guglielmo Maria Eugenio Rinaldini
  • Il Servizio Antitroll di Bynoi
  • Siad Barre
  • Il Pacco Umano
  • Serpica Naro
  • Alan Sokal
  • Léo Taxil
  • Giorgio Riboldi e Mariella Megna
  • Cesare Lombroso


per aver recitato con passione i ruoli che avevamo assegnato loro:


  • Aldo Torchiaro
    Pollo d'Oro, con menzione speciale per la frase:
    "Stiamo vincendo la madre di tutte le battaglie"

  • On. Gustavo Selva
    Pollo d'Argento, considerata anche l'età avanzata, con menzione speciale per la frase:
    "Bisognerebbe non far entrare in Italia questa gente che va nelle moschee a predicare la difesa del terrorismo in nome di Allah".

  • Mario Borghezio
    Pollo di Bronzo per aver affermato:
    "Pisanu deve accentuare l’attenzione su tali fenomeni, perché queste associazioni di solito rimandano ad ambienti strettamente connessi ai guerriglieri di Allah, perciò non vanno presi sottogamba"
  • Ettore Pirovano
    Pollo di Ferro per aver detto che il messaggio di Halima Barre è
    "il segno che l’Islam moderato bisogna andare a cercarlo col lanternino"
  • Maurizio Gasparri
    Pollo de Coccio per aver detto che occorre
    "monitorare a tappeto la rete"
  • Barbara Romano
    Pollo con Patatine per aver scritto:
    "Spediscono messaggi intimidatori, stilano liste di proscrizione e, quel che è peggio, lanciano la loro fatwa via Internet [...] Sono i legionari della Iadl: Islamic anti-defamation league"



  • Dott Maulana Shaykh Abdul Hadi Palazzi Abu Omar al-Shafi’i
    Pollo Ripieno
    Detto "Er Mormone", si fregia del titolo di Prof grazie a una cattedra all’ateneo di Velletri, città priva però di università; si proclama anche Gran Cancelliere dell'Ordine e Gran Precettore per la lingua italiana del Supremo Ordine Salomonico dei Principi del Shekal. Ha scritto:
    "Mi si dice che questa signora [la Halima Barre] sarebbe la figlia del defunto dittatore stragista Siad Barre, autore di efferati ed indiscriminati massacri nei confronti del popolo somalo"

  • L'Opinione
    la Madre di Tutti i Polli
  • La Padania
    il Pollaio Rustico
  • Libero
    il Pollaio Industriale

  • e, ovviamente, i seguenti blog:


  • Otimaster
    Pollo alla Creola per aver scritto in inglese questo splendido gioiello in solidarietà con Aldo Torchiaro:
    "With his courage and to the aid of the blogger that have fought against the censorship and to the threats of who want that Aldo Torchiaro same in Hush, police and the Italian government are inquiring to verify the crimes happened and they make the best to protect the journalist. This is the firs time that the italian blogger with their words obtain of being listens from the institutions and with the aid of newspapers "Libero" and "L’opinione" what they have made its also to acquaintance of the public opinion."



  • Freedomland
    Pollo alla diavola, per la grinta con cui ha scritto:
    "se hanno avuto solo per una attimo l'impressione che saremo stati bravi e buoni ad aspettare che facessero a pezzi la nostra cultura (che sulla libertà si basa), allora hanno sbagliato strada."

  • Shockandawe
    SuperPollo, per le maiuscole con cui ha scritto:
    "ALDO TORCHIARO ASPETTAMI: VENGO ANCH’IO!"
  • Napoorsocapo
    Pasticcio di Pollo, per aver messo in rete questo proclama:
    "Anc'hio [sic] esprimo solidarietà ad Aldo contro il proditorio attacco della Lega Ebraica Anti-Diffamazione!"

  • Orlando Furioso
    Gallo del Pollaio, per essersi distinto nel tacchinare qualunque interlocutrice donna sulle pagine di commento dei blog.
  • Herakleitos
    Pollo con anacardi, per la fantasia esotica con cui scrive:
    "tale Halima Barre che, non ce ne voglia, noi immaginiamo in burqa".
  • Il Megafono
    Pollo Lesso, perché si chiama "il Megafono" e ha scritto lapalissianamente:
    "Facciamo sentire la nostra voce".
  • Krillix
    Pollo Marinato, per la lunga elaborazione che sicuramente è stata necessaria per scrivere:
    "Solidarietà al compagno Torchiaro. L'ho ridetto. Noi siamo con lui e non abbiamo paura. Anche perché come dice Oriana Fallaci nel suo romanzo, Un Uomo: “La libertà è un dovere. Prima che un diritto è un dovere”.
  • Galileo
    Pollo ai Cinque Sapori, per gli arditi accostamenti sensoriali nella frase:
    "Bisogna fare rumore e mettere in luce la cosa"
  • Carlo Menegante
    Pollo allo Spiedo, per aver detto, decisamente in un altro contesto:
    "La prova che l'islam non è solo integralista e con le fette di kebab sugli occhi".
  • Tocque-ville
    Pollo in Fricassea, per aver messo insieme un po' tutto e tutti:
    "Aldo Torchiaro, con il quale - ripetiamo! - noi siamo d'accordo, ha ricevuto moltissimi attestati di stima dopo le aberranti minacce che la islamofascista Halima Barre gli ha rivolto via blog."
  • Gianmario Mariniello
    Pollo alla Fiamma, per il suo ruolo di dirigente nazionale di Azione Giovani e per la frase:
    "tolleranza zero con gli estremisti!"
  • Zivago
    Pollo alla Cacciatora, per le decise parole:
    "Se lo metta bene in testa Halima Barre"
  • Alcestis
    Pollo Piccante in Casseruola, per l'entusiasmo con cui scrive:
    "Abbiamo messo su una grandiosa squadra di supporters in tempi brevissimi, e la notizia si è diffusa ovunque!"


Si accettano offerte in denaro per l'Islamic Anti-Defamation League da tutta questa "grandiosa squadra di supporters", da inviare sul conto: 16655037 Bancoposta, intestato a SCORE Italy.

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Una beffa favolososa

Post originale tratto dal blog Kelebek di giovedì, 08 settembre 2005
Una cosa che mi sorprende sempre è l'ottusità di certi "nostri" avversari, mettendo nel concetto di "noi" una raccolta molto vaga e informale di individui che si oppongono liberamente e diversamente all'orrore imperiale.

Si corre anche il rischio di montarsi la testa.

Il punto però non è che "siamo meglio noi", più intelligenti o dotati di maggiore senso dell'umorismo. Purtroppo, a essere realisti, siamo noi a essere nella media, o se preferite, mediocri.

Sono loro ad essersi privati deliberatamente di pezzi importanti di cervello.

E' che per essere ammessi alla corte del Sovrano, occorre fare un po' quello che doveva fare un ambizioso giovane contadino del Caucaso nel profondo Medioevo: farsi castrare e vendersi come schiavo, sperando di fare carriera nell'harem del Sultano. A uno su mille gli riusciva, ma qualunque cosa era sempre meglio che fare la fame tra le rocce dell'Ossezia.

Fatta questa premessa, date un'occhiata qui...






aldo torchiaro

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Ottavo giorno

Post originale tratto dal blog Kelebek di mercoledì, 07 settembre 2005
Sciacquiamoci le mani, per un momento, da giornalisti cialtroni e blogghisti furiosi che si apprestano a pagarci le vacanze caraibiche, e torniamo alle persone serie.

Cioè ai Sette che davanti alla Farnesina sono arrivati all'ottavo giorno di sciopero della fame.

Che ci comunicano quanto segue. Tra le notizie interessanti, l'adesione all'iniziativa dell'associazione dei familiari dei desaparecidos cileni e di Izquierda Unida e del Partito comunista spagnolo.

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DAL PRESIDIO DAVANTI ALLA FARNESINA

Mercoledì 7 settembre ore 10


Arrivati all'ottavo giorno di sciopero della fame, dobbiamo denunciare con chiarezza il tentativo in atto di oscurare le ragioni e gli obiettivi della nostra lotta.

I grandi mezzi di informazione sono ben informati di quanto sta accadendo, spesso ci cercano per avere notizie e chiarimenti, ma alla fine sembra stia passando di nuovo la linea del silenzio.

Certo, questo non ci stupisce, ma dobbiamo segnalare questo atteggiamento che nega l'elementare diritto all'informazione su una vicenda che sta destando grande attenzione anche fuori dall'Italia. Anche per contrastare questo tentativo di oscuramento chiediamo a tutti coloro che si riconoscono nella nostra lotta di mobilitarsi in tutti i modi.

E' il momento di battere un colpo!

MOBILITAZIONI ALL'ESTERO


La gravità della decisione di Fini sui visti, e la necessità di una risposta di mobilitazione, va ben oltre i confini nazionali.

Alcune iniziative sono già state annunciate.

Nei prossimi giorni sono previsti sit-in di protesta davanti alle ambasciate italiane a Madrid, Budapest, Oslo e Santiago del Cile.


IMPORTANTI ADESIONI DALL'ESTERO

Ieri sono arrivate adesioni molto importanti dall'estero. Segnaliamo quelle giunte dalla Spagna, dal Cile, dal Brasile e dal Sudafrica

SPAGNA


Jose Manuel Fernandez, general coordinator, Izquierda Unida, Spain

Gaspar Llamazares, Secretary-General of Izquierda Unida, Spain

Francisco Frutos, Secretary-General of the Spanish Communist Party

Jorge M. Gracia Fernandez-Casadoiro, Chief of Services Social Statistics Department of the Spanish National Institute of Statistics

Angeles Maestro, medical doctor, Corriente Roja, Spain

Manuel Espinar Año Nuevo, coordinador Asociacion Cultura, Paz y Solidaridad Haydee

Santa Maria Iñaki Gutierrez de Terin, profesor del departamento de Estudios arabes e Islamicos de la Universidad Autonoma de Madrid, Spain

Jesùs Bartolomé Martin, Ecologistas en Accion, Alcorcon, Spain

Carmen Ruiz Bravo-Villasante, docente di studi arabi e islamici, Universidad Autonoma de Madrid, Spain

CILE


Lorena Pizarro, president, Agrupacion de Familiares de Detenidos Desaparecidos, Chile Mabel Peñaloza, leader Juventudes Comunistas, Chile

Eduardo Artés, General secretary Partido Comunista (Accion Proletaria), Chile

Juan Subercaseaux, Fundacion Somos Iglesia, Chile

César Quiroz, Direccion Nacional del Movimiento Patriotico Manuel Rodriguez, Chile

Eduardo Contreras, Abogado de Derechos Humanos, Chile Jorge Insunza, Encargado de la Comision de Relaciones Internacionales del PC, Chile


BRASILE


José Maria de Almeida, coordinator of Conlutas (Coordenaçao nacional de Lutas), presidente nacional del Partido Socialista de los Trabajadores Unificado PSTU, Brasil

Luiz Carlos Prates, president of Metalworkers Union of Sao José dos Campos

Edgar Fernandes, vice president of APEOESP (teachers union of Sao Paulo)

Oraldo Paiva, coordinator of Metalworkers of Minas Gerais

Cyro Garcia, president of PSTU of Rio de Janeiro and coordinator of national bank workers opposition


SUDAFRICA


Abie Dawjee, National Co-ordinator Iraq Action Committee, South Africa


TRASMISSIONI RADIOFONICHE

A parziale compensazione dell'attuale silenzio della carta stampata, la voce del presidio dello sciopero della fame si ਠpotuta ascoltare con un'intervista a Radio Città Aperta e in una trasmissione mattutina all'emittente fiorentina Controradio.

Saluti a tutti dai compagni in sciopero della fame

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Dopo Chianciano, tutti ai Caraibi!

Post originale tratto dal blog Kelebek di mercoledì, 07 settembre 2005
Pensavo, quando fossero finiti gli strascichi giuridici del Caso Chianciano, di offrire da bere a tutti i commentatori abituali di questo blog.

E invece qui mi sa che con i danni ci scappa una crociera collettiva ai Caraibi.






Infatti, girando tra i commenti sul blog del buon Aldo Torchiaro, scopro un personaggio che si fa chiamare Orlando Furioso. Si riconosce subito perché, quando compare sull'orizzonte virtuale una donna, inizia a fare il cretino. Ma proprio il cretino.

Ora, "Orlando Furioso" ha un blog. Non vi dò il link, perché, se ci andate, si apre qualcosa che a me sembra un virus ("vuoi installare WMV-9 VCM RTW?") e si blocca il browser. A scanso di equivoci, e visti i tempi, preciso che io non c'entro, se non altro perché non ci capisco niente di queste cose.

Forse è stato al-Zarqawi.

Comunque, sul blog di Orlando Furioso compare un lunghissimo post sul Campo Antimperialista, il Convegno di Chianciano, eccetera.

Per dimostrarvi che non prometto invano, ecco qualche frase tratta da questo post: come vedete, le nostre vacanze sono in una botte di ferro. Sempre che Orlando Furioso abbia più di quattordici anni e venga ritenuto in grado di intendere e volere, cosa che non posso ovviamente garantire.

In attesa dei lunghi tempi della legge, suggerisco di aprire un piccolo thread sulle più belle località dei Caraibi.

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Cosa dovremmo aspettarci da chi chiama collaborazionisti da eliminare gli inermi cittadini che si sono recati alle urne?

Eccoli i relativisti del tritolo in tutto il loro orrore, gli stessi che ad Assisi non marciarono per la pace, ma per la morte.

messicano Miguel Guillermo Martinez, ex miliziano e addestratore di gruppi paramilitari di estrema destra sudamericana, collaboratore dei negazionisti di Al-Awda Italia.

Quell’associazione a delinquere guidata da Moreno Pasquinelli

Premesso che in data 1 e 2 ottobre 2005, il Campo Antimperialista intende tenere sul territorio della Toscana o dell’Umbria una “Conferenza internazionale a sostegno della Resistenza irachena”: ufficialmente per trattare della pace in Iraq, ma in realtà per finanziare i terroristi reclutatori di Kamikaze che si fanno esplodere contro gli eserciti di liberazione di quel Paese.

chi sul suolo italiano sta pianificando una campagna di aiuto al terrorismo.

[il] Campo Antimperialista, che fa parte di quel network internazionale che, dall’Iraq all’Europa, finanzia il terrore e fiancheggia oggettivamente l’azione degli stessi terroristi

i criminosi rapporti, peraltro noti a tutti, tra quelli del Campo Antimperialista, gli iracheni invitati da loro in Italia e i terroristi islamici.

Infatti ormai, le nuove Br, gli anarchici e i terroristi islamici stanno viaggiando assieme per conseguire un medesimo scopo: distruggere la nostra democrazia.

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Un giornalista impara la buona educazione

Post originale tratto dal blog Kelebek di martedì, 06 settembre 2005
Una delle grandi soddisfazioni della vita consiste nel sapere di aver contribuito a far crescere qualcuno.

E' quello che dobbiamo provare tutti nei confronti di Aldo Torchiaro, il giornalista dell'Opinione e del Riformista di cui si è parlato tanto qui in questi giorni.

Aldo Torchiaro se l'era presa con un gruppo di persone che si batteva (con lo sciopero della fame, non con le alabarde spaziali) per far ascoltare anche in Italia la voce dell'opposizione irachena. Per attaccare questo gruppo di persone, ha scelto di chiamarli "relativisti del tritolo" e li ha accusati di acquistare "berette nostrane" (presumibilmente con euri nostrani).

Ora, ci sono cose che non si devono fare. Ad esempio, istigare a bruciare vivi i somali, come ha fatto Oriana Fallaci. Dire, come ha detto un ammiratore della Fallaci, che le "vacche musulmane" vanno fatte abortire a calci in pancia. Oppure dire che un gruppo di persone che opera in piena legalità sta mettendo da parte pistole.

Va da sé che Aldo Torchiaro è stato denunciato. Quando la dottoressa Halima Barre gli ha scritto un lungo messaggio in cui gli spiegava il motivo della denuncia, ha reagito in modo piuttosto impacciato: sembrava non capacitarsi che la legge potesse valere anche per lui.

Invece stamattina, ha dimostrato di aver capito perfettamente.

Sull'Opinione, Aldo Torchiaro ha scritto infatti un articolo in cui ironizza sull'affermazione del Campo Antimperialista che i soldi raccolti per la resistenza irachena sarebbero andati in medicinali ("La resistenza irachena è una sorta di grande ospedale, di struttura sanitaria sul territorio, si apprende").

Non so se vi rendete conto: è passato dalle affermazioni diffamatorie, folli e senza prove, alla legittima critica alle affermazioni fatte da altri.

Io credo che l'educazione di Aldo Torchiaro abbia fatto passi da gigante. Da quando si è accorto che persino i meticci hanno il diritto di ricorrere ai tribunali, e che qualche meticcio ha anche la grinta per farlo, deve essere successa una splendida trasmutazione alchemica nella sua personalità.

Il giornalista serio, ovviamente, cerca di far capire i fatti ai lettori. Purtroppo sono pochi.

Il giornalista cialtrone campa di ironie, di ammiccamenti e di complottismi, ma sempre nei limiti della legalità.

Il giornalista da denuncia spara frasi come "relativisti del tritolo" e "berette nostrane". Anche se nessuno ha ancora superato lo sfortunato collega di Aldo Torchiaro, Dimitri Buffa, condannato per aver scritto che un pacifico medico di origini arabe si stava comprando tutta l'acqua potabile d'Italia per avvelenarla.

Aldo Torchiaro è salito di categoria. Almeno di un gradino, e certamente sopra Dimitri Buffa.

La cosa non lo aiuterà molto di fronte ai magistrati per quello che ha già fatto, ma gli servirà sicuramente in futuro, per evitare altri processi.


All's well that ends well...

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Fantasie psichedeliche

Post originale tratto dal blog Kelebek di martedì, 06 settembre 2005

Come potete vedere, Libero è un grande ispiratore di post.

Ma riassumiamo prima di tutto il quadro.

Ci sono alcune persone che si accaniscono da anni a violare la legge, istigando all'odio contro il grande capro espiatorio del nostro paese, le persone di origine islamica. E' il caso, in particolare, di quello che abbiamo chiamato il Pentacolo dell'Odio, che riunisce alcuni elementi del Corriere della Sera con un sottobosco di quattro quotidiani, Libero, Il Riformista, La Padania e L'Opinione.

Ripetere, dicevano i latini, giova. Ricordiamo, quindi un singolo caso, su migliaia e migliaia. Oriana Fallaci ha scritto, nero su bianco, che aveva intenzione di bruciare vivi dei pacifici somali a Firenze. Questa dichiarazione è stata pubblicata con compiacimento sul principale quotidiano italiano. E non è mai stata fatta oggetto, che io sappia, di denuncia da parte di alcun partito politico o organizzazione italiana, di quelle tradizionali.

Questo clima di incessante minaccia è accompagnata dalle calunnie più incredibili. Ricordiamo ad esempio il gruppo di operai nordafricani che ebbe la sciagurata idea di integrarsi nella "nostra cultura" andando a visitare la basilica di San Petronio a Bologna, e vennero immediatamente arrestati e bersagliati sulla stampa come "terroristi".

Visto che nessuno si è mai mosso, un gruppo di musulmani - peraltro molto laici - si è organizzato nell'Islamic Anti-Defamation League per cercare di arginare la mentalità da pogrom che si diffonde. L'IADL lo fa, ricorrendo ai tribunali, visto che la legge italiana non permette l'istigazione a delinquere, la discriminazione su basi etniche, religiose o razziali, la diffamazione e la calunnia.

Ora, il fatto che anche il più debole possa ricorrere ai tribunali ha scatenato un'ondata di isterismo che ci dà un'idea del livello mentale del ceto politico di questo paese. Vi presento qui un articolo di tale Barbara Romano, uscito oggi su Libero. E' veramente interessante vedere come reagisce certa gente di fronte all'idea inammissibile che la legge possa essere uguale per tutti.

Trovo fantastico il discorso di Gustavo Selva, che chiede "leggi più severe". Siccome la colpa dell'Islamic Anti-Defamation League consiste esclusivamente nel ricorrere alle leggi, i casi sono due. O Gustavo Selva è un amico dell'IADL e sta chiedendo leggi più severe contro il razzismo, l'istigazione a delinquere, la discriminazione, la diffamazione e la calunnia, oppure sta chiedendo leggi che vietino di applicare la legge.

Queste dichiarazioni ci offrono spunti interessanti anche dal punto di vista psichiatrico.

Ad esempio, il fatto è che un gruppo di cittadini italiani ha registrato un'associazione italiana, con la finalità di ricorrere alle leggi italiane. Ma ecco come questo fatto si trasforma nella psichedelica fantasia dello stesso Gustavo Selva:

"Bisognerebbe non far entrare in Italia questa gente che va nelle moschee a predicare la difesa del terrorismo in nome di Allah."

L'incredibile Gustavo Selva borbotta poi qualcosa di incomprensibile a proposito di "gente espulsa dagli Stati Uniti". Non sono al corrente di alcun avvocato dell'IADL (che, essendo avvocato nel nostro paese, è ovviamente anche cittadino italiano) "espulso dagli Stati Uniti".

Ma Maurizio Gasparri, li supera tutti: "Bisogna cacciare dall’Italia chiunque faccia affermazioni incompatibili con le nostre norme".

Eh no. Oriana Fallaci deve sempre poter ritornare in Italia. Se non altro per il processo che la attende.

«Leggi più severe contro la polizia del pensiero di Allah»

ROMA La Cdl invoca l’intervento del Viminale contro la Islamic anti-defamation league. «Ci manca solo una polizia del pensiero in nome del fondamentalismo islamico», sbotta l’europarlamentare leghista Mario Borghezio, che annuncia un’interrogazione parlamentare per sollecitare l’intervento della Commissione europea. «Qui servono leggi più severe», reclama il presidente della commissione Esteri della Camera, Gustavo Selva di An, che suggerisce «di inserire nel pacchetto Pisanu misure precise contro queste associazioni che lanciano minacce di morte on line». Dal centrodestra si levano numerose voci in difesa degli scrittori, bloggers e giornalisti colpiti dalle fatwa della Iadl. Ma dal Viminale, il sottosegretario Alfredo Mantovano di An fa sapere: «Il caso è all’attenzione delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria, l’ultimo decreto varato in Parlamento contiene già gli strumenti per far fronte a queste minacce».

Fatto sta che tra i politici cresce l’indignazione. C’è addirittura chi, come il capo dei senatori leghisti, Ettore Pirovano, suggerisce di «togliere la scorta a qualche presidente o vicepresidente di commissione per proteggere invece chi ha il coraggio di dire le cose come stanno». Le lettere intimidatorie, per Pirovano, «sono il segno che l’Islam moderato bisogna andare a cercarlo col lanternino».

Ma il problema sta a monte, secondo Selva: «Bisognerebbe non far entrare in Italia questa gente che va nelle moschee a predicare la difesa del terrorismo in nome di Allah». E prende a esempio gli Usa: «Loro li hanno espulsi, perché dobbiamo accoglierli noi?». È quello che si chiede anche Gasparri: «Bisogna cacciare dall’Italia chiunque faccia affermazioni incompatibili con le nostre norme. Se qualcuno si sente autorizzato in Italia a lanciare simili minacce, vuol dire che ancora non c’è una risposta abbastanza forte in termini di espulsione», secondo l’ex ministro delle Comunicazioni, che invita il Viminale a «monitorare a tappeto la rete». Si associa Borghezio: «Pisanu deve accentuare l’attenzione su tali fenomeni, perché queste associazioni di solito rimandano ad ambienti strettamente connessi ai guerriglieri di Allah, perciò non vanno presi sottogamba».

«Nessuno sottovaluta la situazione», tiene a precisare dal Viminale il sottosegretario Mantovano, «queste cose non si scoprono da adesso, ma la possibilità d’intervento non è facile», aggiunge, «perché intimidazioni di questo tipo si inseriscono in un quadro più ampio e agire subito contro un singolo caso rischia di compromettere tutto il piano di lotta al terrorismo. Perciò», sottolinea, «bisogna agire con cautela». Ad ogni modo, il pacchetto Pisanu «contiene già norme ad hoc per fronteggiare il problema», assicura Mantovano.

Si riferisce, spiega, a «una diversa e più precisa configurazione dell’associazione terroristica internazionale, nuove tipologie di reato e misure di espulsione più facile, non solo per gli esecutori o i mandanti di attentati, ma anche per chi svolge attività di agevolazione del terrorismo».

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