martedì, novembre 13, 2007

Brezza d'Oriente

Post originale tratto dal blog Kelebek di mercoledì, 05 ottobre 2005
Eccoci finalmente al resoconto della riunione di Roma, dove si doveva decidere cosa fare dopo la decisione del governo italiano di negare i visti agli esponenti iracheni che avrebbero animato la conferenza programmata originariamente a Chianciano.

I dettagli ufficiali, i nomi dei relatori, li potete trovare, in varie lingue tra cui il rumeno e il pashto (non si è antimperialisti per niente), sul sito di Iraqiresistance.

Ma quello che mi ha colpito è il grande cambiamento che si sente nell'aria.

Due anni fa, quando partecipai alla manifestazione del 13 dicembre 2003 per esprimere solidarietà alla resistenza irachena, ci trovammo sotto un attacco concentrico che veniva da destra e sinistra: eravamo diventati, come scrissi, uno psicodramma nazionale. In segreto, alcuni ci dicevano di essere d'accordo con noi, ma che non ci si poteva esporre per una causa così rischiosa. Altri sono semplicemente, e umanamente, scappati a gambe levate. Altri ancora, meno umanamente, hanno paretecipato anche loro al linciaggio.


In effetti, per sostenere una resistenza che praticamente non era ancora iniziata, contro la più grande potenza di tutta la storia umana, bisognava avere profondi motivi ideali, o essere un po' folli.

Erano passati pochi mesi da quando il colonnello britannico Tim Collins aveva tenuto un discorso ai suoi soldati che lo aveva trasformato in un idolo del mondo militare:

"Il nemico non deve dubitare che noi saremo la sua nemesi, e che opereremo la sua giusta distruzione. Ci sono molti comandanti regionali che hanno una macchia sull'anima, e stanno alimentando i fuochi dell'inferno per Saddam. Lui e le sue forze saranno distrutte da questa coalizione, per ciò che hanno fatto. Mentre muoiono, sapranno che sono state le loro malefatte a portarli qui. Non mostrate loro alcuna pietà".

Grazie a Dio, anche le sbornie più pesanti passano. Due anni dopo, lo stesso colonnello Tim Collins scrive che l'esercito inglese, peraltro ospitato nella zona sciita dell'Iraq, ufficialmente più tranquilla, rischia una "storica umiliazione", e invita Tony Blair ad avere l'onestà di "gettarsi sulla sua spada".

Parlando alla rete tv Channel 4, spiega:


"Il pericolo è che potremmo finire sconfitti sul campo. Potremmo essere sopraffatti. L'esercito potrebbe venire cacciato oltre frontiera, in Iran".

Nei sondaggi di opinione, il 57% degli americani ormai chiede il ritiro delle truppe dall'Iraq.

Ma soprattutto, a dimostrare una situazione davvero disperata, il comando militare americano è ridotto ad annunciare di aver catturato il trentatreesimo "braccio destro" di al-Zarqawi (ringrazio la splendida Mirumir di questa segnalazione).




Abu Mus'ab al-Zarqawi, principe dei troll di Internet, continua a sfidare la Civiltà Occidentale con le rimanenti 17 braccia destre e 50 braccia sinistre


Non sappiamo certamente come andrà a finire, ma abbiamo smosso molte acque, attirando le simpatie degli onesti. E anche tra i meno onesti, qualcuno comincia a fare i conti.

Dopo una rumorosa campagna iniziale, persino la destra tace: sono settimane che non mi devo vergognare a chiedere Libero in edicola. Lo scontro con il San Marino dei quotidiani italiani, L'Opinione, è stato più che altro un divertissement nostro.

Ricordiamo che la conferenza di Chianciano avrebbe dovuto portare una novità assoluta: una proposta di pace rivolta all'Europa, da parte delle grandi forze della resistenza irachena.

Non rivelo segreti di stato, se dico che alcuni moderati di centrodestra hanno visto con qualche interesse questa possibilità di uscire in maniera dignitosa dalla guerra, prima che lo faccia il centrosinistra. Moderati che hanno operato per impedire il convegno solo quando sono stati richiamati all'ordine da ben quarantaquattro deputati americani.

Ovviamente l'interesse è ancora maggiore tra alcune frange del centrosinistra, che dovranno pure concordare con qualcuno il ritiro che Prodi ha timidamente promesso.

E infatti, a sinistra solo qualche pittoresca figura arcaica come Giorgio Riboldi insiste nell'attaccare chi sostiene la resistenza irachena.

Abbiamo visto i pacifisti prendere una chiara posizione, mentre Il Manifesto ha seguito il caso sin dal diktat dei Quarantaquattro.

Ma addirittura la Regione Toscana è intervenuta, mentre l'organo ufficioso del centrosinistra, Repubblica ha dedicato ampio - e rispettoso - spazio all'iniziativa di Chianciano.

In tutto il mondo, sono ormai decine le organizzazioni che appoggiano le attività dei Comitati Iraq Libero.

Chiaro, non bisogna montarsi la testa. Pochissimi e squattrinati eravamo, pochi e squattrinati siamo. Non possiamo certo forzare la mano al Ministero degli Esteri, o rendere Berlusconi meno suddito di ciò che già è. Nè c'è da aspettarsi chi sa che cosa quando al posto di questi, ci saranno quegli altri...

Però è una gran bella soddisfazione lo stesso (e devo dire che era ottima anche la cena).

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