martedì, novembre 13, 2007

Quand on est néocon...

Post originale tratto dal blog Kelebek di giovedì, 29 settembre 2005
Questo post nasce come risposta a un commento sul mio blog.
Rispondo a Giuseppe. E' un avversario,, cioè uno che non ti applaude e non ti insulta, ma ti stimola a riflettere perché cerca gli errori in quello che dici.
Nel mio post, parlavo dell'umanità-specchio che a sua volta vuole ammirarsi e godersi in tutto ciò che la circonda. Forse avrei dovuto dire che vuole vedersi specchiata già bella, per poter trovare conferma e consolazione, e non dover quindi cambiare in alcun modo.

Gli avversari invece ti pongono uno specchio in cui si vedono solo i tuoi difetti. Proprio per questo, la tua reale bellezza dipende interamente da loro, perché è solo grazie a loro che puoi cambiare qualcosa. Quindi chi ha la fortuna di avere un avversario, se lo tenga ben stretto.

Non voglio riassumere qui il commento di Giuseppe: è lungo, e i riassunti falsificano sempre qualcosa. Andatevelo a leggere tra i commenti al post di ieri. Ci vediamo tra due minuti.

Fatto? Eccoci.

La prima cosa utile che mi dà Giuseppe è una bacchettata al mio linguaggio impreciso. Associare la maga Lisistrata al "movimento neo-con", in particolare statunitense, sarebbe in effetti un errore grossolano. Leo Strauss a suo tempo, e Wolfowitz oggi, sanno quello che vogliono, e del loro particolare "esoterismo" ho fatto parlare chi ne sa più di me.

Bene, focalizziamo il discorso. Non stiamo parlando degli Stati Uniti (dove i motori psicologici di fondo sono abbastanza diversi), e nemmeno dei signori dei media o della politica in Italia. Stiamo parlando solo della neoconnarderie di massa italiana; del lettore medio della Fallaci, per capirci. Come canta il grande Georges Brassens:

Le temps ne fait rien à l'affaire
Quand on est con, on est con
Qu'on ait vingt ans, qu'on soit grand-père
Quand on est con, on est con
Entre vous, plus de controverses
Cons caducs ou cons débutants
Petits cons d'la dernière averse
Vieux cons des neiges d'antan

georges brassens


Georges Brassens


A questo punto, però, Giuseppe sposta lo specchio, e non ci vedo più la mia faccia. Forse il mio avversario dovrebbe cercare di capire meglio lo spirito con cui è fatto questo blog; o forse sono io che dovrei spiegarlo meglio, perché ci sono alcuni equivoci che ricorrono sempre, anche con altre persone, e quindi una parte della colpa deve essere mia.

Io non polemizzo con i neocon o con nessuno. Non ho punti da segnare, non appartengo a nessuna squadra e non mi interessa manipolare i miei pochi lettori.

Parto sempre da un caso singolo. Se possibile un po' bizzarro e divertente. E poi cerco di condividere con i lettori le riflessioni che mi sono nate da quel caso.

Spesso i casi di cui parlo sono casi "patologici", e so che questo viene facilmente frainteso.

Come dice Giuseppe, anche Berlusconi potrebbe sfruttare i "casi patologici": potrebbe prendere un comunista che si crede di essere Michael Jackson e poi lasciarci trarre la conclusione che tutti i comunisti si credano di essere Michael Jackson. In realtà, i comunisti hanno un mare di difetti, ma tra quelli che normalmente hanno, non c'è l'illusione di essere rock star pedofili. Quindi, facendo così, Berlusconi barerebbe.

Io cerco di fare l'esatto contrario. Non prenderei un comunista che si crede di essere Michael Jackson. Ma potrei prendere il caso di un simpatico operaio di Imola dal forte accento napoletano, che si presenta regolarmente ai convegni pubblici di Rifondazione Comunista con un grande ritratto di Stalin appeso al collo, a mo' di cartello, tra gli imbarazzati rimproveri degli altri compagni.

Potremmo limitarci a segnare inutili punti polemici: "hai visto, i comunisti sono tutti stalinisti!", o viceversa, "hai visto, i comunisti bacchettano quelli che credono ancora a Stalin!"

Oppure, potremmo scoprire un sacco di cose più interessanti sul contraddittorio rapporto con i miti che esiste a sinistra. Cose che non sarebbero mai emerse alla luce, senza quell'episodio patologico.

Prendiamo i "moderati" che di tanto in tanto mi scrivono. E' vero che il 90% delle persone coinvolte nel magma della neoconnarderie non scrive insulti via internet. Però non lo fanno proprio nella misura in cui la loro neconnarderie è trattenuta e inquinata da altre cose. Forse hanno dei dubbi, forse sono troppo civili per lasciarsi andare. Forse temono di essere denunciati, oppure prima di essere dei neocon, sono dei genitori responsabili che devono preparare la pappa al bambino.

Ma la mia esperienza con i "moderati" è questa: ci sono comunque decine e decine di persone, che non si conoscono tra di loro, e che quando insultano, scrivono le stesse cose, con le stesse parole.

Ecco che la patologia ci svela una cosa di enorme importanza, e di cui non ci saremmo accorti altrimenti: l'esistenza di un'immensa fabbrica che produce quei sentimenti e quelle parole.

Gli insulti urlati sono importantissimi perché ci svelano i luoghi comuni tra le persone: se io dico che Berlusconi è un "nano pelato", l'insulto diventa efficace in quanto sia io che il lettore condividiamo lo stesso ideale estetico; anzi, dicendo così, speriamo di ferire così anche Berlusconi, dimostrandogli la sua inadeguatezza. Scopriamo quindi, attraverso un insulto particolarmente stupido, che tutti gli italiani vorrebbero essere alti e capelluti.

Su questo blog, ho ospitato lo sfogo di un certo Paolo Bertulessa. Qualcuno mi ha anche chiesto di toglierlo, e qualcun altro potrebbe pensare che io abbia voluto solo dimostrare che la neoconnarderie è composta da un branco di urlatori: cosa non vera, se pensiamo ad esempio a Paolo Mieli, persona in apparenza molto educata.

Ma se leggete con attenzione quello che Bertulessa scrive, troverete che ogni parola che dice è un luogo comune, e ci rivela qualcosa degli atteggiamenti che milioni di persone hanno oggi verso il dominio, la diversità, la paura e la sessualità.

Ecco che il "fenomeno da baraccone" si trasforma, proprio per la sua natura estrema, in un esempio vivente della normalità dei nostri tempi: se non fosse estremo, sarebbe infatti adulterato da troppi altri fattori.

Ma torniamo al motivo per cui parlo di Maga Lisistrata. Mi dispiace notare come Giuseppe non abbia commentato quello che era lo scopo stesso del mio post. I casi qui possono essere due.

Può essere che io non mi sia spiegato bene.

Oppure, può essere che Giuseppe, come molte persone, riesca a vedere solo la polemica destra-sinistra, e sia un po' daltonico su tutto il resto. Come dicevo, sarebbe interessante analizzare gli insulti rivolti a Berlusconi, per capire quali siano i modelli fisici condivisi dagli italiani. Ma so benissimo come finirebbe il discorso: "Berlusconi non solo è nano e pelato, ma è pure ladro!" direbbe qualcuno; e un altro gli risponderebbe, "bello sarà l'amico tuo Fassino". E il dialogo continuerebbe con "ma quanto ti paga Bertinotti per insultare il Presidente del Consiglio eletto dagli italiani?""Guarda che Martinez è linkato da Tizio, che a sua volta è linkato da Caio, che ha un cugino che è fascista/brigatista/musulmano".

Comunque, attraverso il caso indubbiamente pittoresco di Maga Lisistrata, volevo parlare di altre cose. Ad esempio, non è strana la neoconnarderie italica di massa? Un fenomeno senza apparente storia, che pure riesce a mettere insieme radicali e ciellini, e a suscitare emozioni violentissime tra i suoi adepti?

In breve, ritengo che sia il prodotto finale, più marcatamente ideologico, di un immenso processo: quello della standardizzazione dell'individuo, operata dall'industria culturale. Adoperando gli scarti di tutte le grandi tendenze dei nostri tempi. Tra cui, in chiave minore, la cultura esoterica/ermetica, riciclata come fenomeno consolatorio di massa, attraverso l'astrologia mediatica e la New Age.

Per concludere, non ritengo che l'astrologia mediatica e la New Age siano fenomeni da "baracconi dei luna-park". Il numero di persone influenzate dall'esoterismo di massa è certamente maggiore del numero delle persone ispirate dalla Fallaci; e l'intersezione tra i due insiemi non è affatto vuota. Poi ci sono altre intersezioni, come quella tra sciocchezze sui nativi americani e sinistra romantica, che critico con altrettanto gusto. Però è significativo (in termini di magma degli scarti culturali) che Maga Lisistrata, compagna di neoconnarderie di un sacco di crociati cattolici, dica, "Mi sento piuttosto vicina agli indiani d'America, sono animista".

Così scopriamo che qualcuno si annida anche nell'intersezione tra gli scarti dell'esoterismo, gli scarti del razzismo di destra e gli scarti del buonismo di sinistra. Un luogo decisamente comune.

Infine, Maga Lisistrata non è così anomala. In Italia diverse decine di migliaia di persone fanno il suo stesso mestiere

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