Dopo la beffa, arriva il Complotto (IV)
Post originale tratto dal blog Kelebek di sabato, 17 settembre 2005
Lettera aperta ad Arturo Diaconale,
Direttore dell'Opinione
Caro Arturo,
Credo che ci possiamo dare del tu, visto il nostro ormai pluriennale rapporto. Sono, infatti, il terrorista islamonazicomunista preferito del tuo giornale. Inoltre, io ho un semplice blog, mentre tu dirigi il San Marino dei quotidiani italiani, per cui tra piccoli ci capiamo.So di non rubarti tempo, visto che il tuo giornale ha dedicato molte ore di lavoro dei suoi giornalisti a me, per spiegare ad esempio come io abbia progettato, nel lontano 2002, di mettere a ferro e fuoco Firenze, e adesso per spiegare che io sarei al centro di una campagna per unire l'ala estrema dei no global, il Campo Antimperialista, l'onorevole Dacia Valent, Indymedia, l'Ucoii e i neonazisti di tutto il mondo contro un simpatico signore romano che dispensa presunti titoli nobiliari somali. Ricordiamo che il signore in questione ha dispensato il titolo di Cavaliere dello Shekal anche a qualche tuo giornalista.
Inoltre, visto che tutti in questo periodo parlano di avvocati, preciso che non ho alcuna intenzione di denunciare il tuo giornale per l'ultimo articolo che hai fatto pubblicare sul mio conto.
Alcuni giorni fa, un tuo giornalista, Aldo Torchiaro, ha scritto, in base a conclusioni tratte da un giro di alcuni minuti su Internet, che un'associazione perfettamente legale in Italia avrebbe usato alcuni soldi per comprare "tritolo, kalashnikov e berette nostrane" per i "tagliagole di al-Zarqawi".
Ma anche se non lo fosse, non sarebbe facile fargli pervenire i soldi.
Proprio ieri, invece, sull'Opinione Aldo Torchiaro ha collegato, come "coincidenze inquietanti", l'esplosione di una bomba-souvenir (gli stessi inquirenti escludono che sia stato un atto di terrorismo) nella caserma dei carabinieri di Latina, con il fatto che sempre a Latina dovrebbe tenere un comizio Gianfranco Fini, e questo con il fatto che fosse stato Fini a negare i visti per il convegno di Chianciano sulla resistenza irachena.
Inquietanti coincidenze. Perché Aldo Torchiaro cerca di insabbiare la pista clericale?
Mi sono chiesto perché un giornalista, certo dal carattere focoso e facile da ingannare, ma sicuramente non di animo malvagio, come si vede chiaramente dalla foto sul suo blog, possa prendere tali cantonate (voglio ritenerlo in buona fede, escludendo che egli cerchi deliberatamente di coprire manovre clericali).
Adesso credo di capire.
Dimitri Buffa si presenta senza occhiali su un forum del Partito Radicale
Ora, su quel blog leggo una frase che mi ha fatto gelare il sangue. In un recente post, Dimitri Buffa sostiene l'esistenza di una "campagna di minacce di delegittimazione" contro certi giornalisti,
"a cominciare da Aldo Torchiaro, mio sottoposto a L'opinione, minacciato dalla figlia di Siad Barre per conto della Islamic anti defamation league"
Io invece sono rimasto profondamente colpito dall'espressione, "Aldo Torchiaro, mio sottoposto".
Come sai - perché lo hai fatto pubblicare sull'Opinione - io ho passato diversi anni in una setta.Uno degli aspetti più profondamente negativi di ogni setta consiste proprio nel meccanismo gerarchico, che permette a persone limitate, o con disturbi psicologici, di sentirsi realizzate per il solo fatto che altre persone siano loro "sottoposte".
E così, chi si trova in posizione dominante gareggia con il proprio sottoposto nel farsi notare: il risultato non può che essere una catastrofica gara di autodistruzione, tra dominante e dominato.
Senza giri di parole: devi liberare Aldo.
Non si può permettere che Aldo continui a passare gli anni migliori della sua vita inventandosi scoop che rendono ridicoli sia lui, che il tuo giornale, solo per imitare e compiacere il suo superiore, che si dedica nel contempo alle più folli invenzioni, pur di mantenere l'altro nella sua posizione di sottoposto.Non sto dicendo che il vostro giornale non debba più occuparsi del mio blog, o il mio blog del vostro giornale: come dicevo, tra piccoli ci capiamo.
E sarei anche disposto a raccontare a Torchiaro tutto della vita di un traduttore di manuali tecnici. Un traduttore di manuali tecnici che, per inquietante coincidenza, ha anche visitato New Orleans pochi decenni prima che Katrina la distruggesse.
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