mercoledì, novembre 17, 2010

Il blog di Miguel Martinez minacciato e rinato

Il vecchio blog di Miguel Martinez, kelebekler.splinder.com, in seguito alle minacce mossegli da un certo Luciano Silighini Garagnani, si è trasferito a questo indirizzo:


Una piattaforma al riparo dai capricci altrui.

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martedì, novembre 13, 2007

Estremo Occidente

Post originale tratto dal blog Kelebek di giovedì, 06 ottobre 2005
Ogni giorno della settimana, mi scrive qualche tifoso della Superiore Civiltà. Eccovi gli ultimi due.

From: "Ferdinando Agostinelli" f.agostinelli@i-studio.it
To: kelebek@imolanet.com
Subject: Per Magdi Allam
Date: Sun, 5 Feb 2006 20:13:55 +0100 [una data decisamente avveniristica, comunque il messaggio mi è arrivato stamattina, ndr]

Ho sentito il Suo intervento al TG5

E volevo dirLe cosa penso:

VI ODIO, MI DA FASTIDIO VEDERVI PER LA STRADA, VI EVITO,

NON VI ASSUMERO’ MAI, NON MANDERO’ MAI I MIEI FIGLI A SCUOLA CON VOI

V I O D I OI

Così, il signor Ferdinando Agostinelli, in un unico, brevissimo post, è riuscito a:
  • strappare via dalla faccia di Magdi Allam tutto lo sbiancante con cui ha cercato di presentarsi come Occidentale
  • dire che Magdi Allam è così povero da voler essere assunto dal signor Ferdinando Agostinelli.
Per la cronaca, Ferdinando Agostinelli scrive da http://www.i-studio.it, che corrisponde a:

Internetworking Studio Srl
Sede operativa: via Fulvio Tomassucci, 20 00144 Roma
Tel. 0652207718 / Fax 0652272393
responsabile Massimo De Serio

Siccome sono una persona corretta, toglierò questi riferimenti non appena mi si assicura che i-studio ha chiuso l'account del signor Agostinelli, o il signor Agostinelli mi assicura di aver sporto denuncia contro ignoti per avergli clonato l'indirizzo.

Il secondo Moderato, invece, mi scrive:

"baastardo che dio ti inc**i besstiaa sacrilega che lo faccia al piu' presto, la tua ignoranza e' se conda solo alla tua arroganza ti seppelliro in un a bella pelle di magliale ciao"

Ortografia rigorosamente come nell'originale, a parte i due asterischi che ho inserito io, visto che non voglio trovarmi scambiato su google per un sito porno. Se in Italia si dovessero introdurre test obbligatori di lingua, i primi a essere rispediti a casa loro sarebbero certi neocon.

Siccome sono curioso, e questa mail aveva un mittente - un certo Giovanni De Ficchy - ho fatto una breve ricerca su Google, scoprendo che esiste un assicuratore a Roma che si chiama proprio Giovanni De Ficchy.

Un'amica che lavora in uno studio legale ha poi telefonato a Giovanni De Ficchy, assicuratore, trovando suo fratello. La conversazione è andata più o meno così:

Il fratello di Giovanni De Ficchy: In effetti, si tratta di un indirizzo e-mail che usiamo poco. Potrebbe essere stato clonato da qualcuno.

Avvocato: Ma infatti, volevamo solo farle sapere che qualcuno stava usando il suo nome. Non avremmo certo telefonato se avessimo pensato che lei fosse così pirla da scrivere una cosa del genere. E comunque stia tranquillo, la polizia postale potrà risalire al computer da cui è stato mandata la mail, per cui non ha nulla da temere...

Fratello: Aaah... Ma forse è stato qualcuno che è entrato nel nostro ufficio, mentre eravamo fuori a pranzo. Noi lasciamo sempre Internet acceso. Pensa che dovrei fare una denuncia contro ignoti?

Ci auguriamo che, insieme, la polizia postale e il signor Giovanni De Ficchy riescano ad assicurare alla giustizia il Terzo Uomo, entrato di soppiatto dentro l'ufficio solo per sedersi al computer e digitare questa veloce e pungente frecciata contro il sottoscritto.


Scrivere con i guanti per non lasciare impronte, sapendo che in ogni momento il proprietario può entrare in ufficio, può essere molto stressante. E probabilmente spiega le piccole imperfezioni ortografiche che si trovano nel post.

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Brezza d'Oriente

Post originale tratto dal blog Kelebek di mercoledì, 05 ottobre 2005
Eccoci finalmente al resoconto della riunione di Roma, dove si doveva decidere cosa fare dopo la decisione del governo italiano di negare i visti agli esponenti iracheni che avrebbero animato la conferenza programmata originariamente a Chianciano.

I dettagli ufficiali, i nomi dei relatori, li potete trovare, in varie lingue tra cui il rumeno e il pashto (non si è antimperialisti per niente), sul sito di Iraqiresistance.

Ma quello che mi ha colpito è il grande cambiamento che si sente nell'aria.

Due anni fa, quando partecipai alla manifestazione del 13 dicembre 2003 per esprimere solidarietà alla resistenza irachena, ci trovammo sotto un attacco concentrico che veniva da destra e sinistra: eravamo diventati, come scrissi, uno psicodramma nazionale. In segreto, alcuni ci dicevano di essere d'accordo con noi, ma che non ci si poteva esporre per una causa così rischiosa. Altri sono semplicemente, e umanamente, scappati a gambe levate. Altri ancora, meno umanamente, hanno paretecipato anche loro al linciaggio.


In effetti, per sostenere una resistenza che praticamente non era ancora iniziata, contro la più grande potenza di tutta la storia umana, bisognava avere profondi motivi ideali, o essere un po' folli.

Erano passati pochi mesi da quando il colonnello britannico Tim Collins aveva tenuto un discorso ai suoi soldati che lo aveva trasformato in un idolo del mondo militare:

"Il nemico non deve dubitare che noi saremo la sua nemesi, e che opereremo la sua giusta distruzione. Ci sono molti comandanti regionali che hanno una macchia sull'anima, e stanno alimentando i fuochi dell'inferno per Saddam. Lui e le sue forze saranno distrutte da questa coalizione, per ciò che hanno fatto. Mentre muoiono, sapranno che sono state le loro malefatte a portarli qui. Non mostrate loro alcuna pietà".

Grazie a Dio, anche le sbornie più pesanti passano. Due anni dopo, lo stesso colonnello Tim Collins scrive che l'esercito inglese, peraltro ospitato nella zona sciita dell'Iraq, ufficialmente più tranquilla, rischia una "storica umiliazione", e invita Tony Blair ad avere l'onestà di "gettarsi sulla sua spada".

Parlando alla rete tv Channel 4, spiega:


"Il pericolo è che potremmo finire sconfitti sul campo. Potremmo essere sopraffatti. L'esercito potrebbe venire cacciato oltre frontiera, in Iran".

Nei sondaggi di opinione, il 57% degli americani ormai chiede il ritiro delle truppe dall'Iraq.

Ma soprattutto, a dimostrare una situazione davvero disperata, il comando militare americano è ridotto ad annunciare di aver catturato il trentatreesimo "braccio destro" di al-Zarqawi (ringrazio la splendida Mirumir di questa segnalazione).




Abu Mus'ab al-Zarqawi, principe dei troll di Internet, continua a sfidare la Civiltà Occidentale con le rimanenti 17 braccia destre e 50 braccia sinistre


Non sappiamo certamente come andrà a finire, ma abbiamo smosso molte acque, attirando le simpatie degli onesti. E anche tra i meno onesti, qualcuno comincia a fare i conti.

Dopo una rumorosa campagna iniziale, persino la destra tace: sono settimane che non mi devo vergognare a chiedere Libero in edicola. Lo scontro con il San Marino dei quotidiani italiani, L'Opinione, è stato più che altro un divertissement nostro.

Ricordiamo che la conferenza di Chianciano avrebbe dovuto portare una novità assoluta: una proposta di pace rivolta all'Europa, da parte delle grandi forze della resistenza irachena.

Non rivelo segreti di stato, se dico che alcuni moderati di centrodestra hanno visto con qualche interesse questa possibilità di uscire in maniera dignitosa dalla guerra, prima che lo faccia il centrosinistra. Moderati che hanno operato per impedire il convegno solo quando sono stati richiamati all'ordine da ben quarantaquattro deputati americani.

Ovviamente l'interesse è ancora maggiore tra alcune frange del centrosinistra, che dovranno pure concordare con qualcuno il ritiro che Prodi ha timidamente promesso.

E infatti, a sinistra solo qualche pittoresca figura arcaica come Giorgio Riboldi insiste nell'attaccare chi sostiene la resistenza irachena.

Abbiamo visto i pacifisti prendere una chiara posizione, mentre Il Manifesto ha seguito il caso sin dal diktat dei Quarantaquattro.

Ma addirittura la Regione Toscana è intervenuta, mentre l'organo ufficioso del centrosinistra, Repubblica ha dedicato ampio - e rispettoso - spazio all'iniziativa di Chianciano.

In tutto il mondo, sono ormai decine le organizzazioni che appoggiano le attività dei Comitati Iraq Libero.

Chiaro, non bisogna montarsi la testa. Pochissimi e squattrinati eravamo, pochi e squattrinati siamo. Non possiamo certo forzare la mano al Ministero degli Esteri, o rendere Berlusconi meno suddito di ciò che già è. Nè c'è da aspettarsi chi sa che cosa quando al posto di questi, ci saranno quegli altri...

Però è una gran bella soddisfazione lo stesso (e devo dire che era ottima anche la cena).

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Quand on est néocon...

Post originale tratto dal blog Kelebek di giovedì, 29 settembre 2005
Questo post nasce come risposta a un commento sul mio blog.
Rispondo a Giuseppe. E' un avversario,, cioè uno che non ti applaude e non ti insulta, ma ti stimola a riflettere perché cerca gli errori in quello che dici.
Nel mio post, parlavo dell'umanità-specchio che a sua volta vuole ammirarsi e godersi in tutto ciò che la circonda. Forse avrei dovuto dire che vuole vedersi specchiata già bella, per poter trovare conferma e consolazione, e non dover quindi cambiare in alcun modo.

Gli avversari invece ti pongono uno specchio in cui si vedono solo i tuoi difetti. Proprio per questo, la tua reale bellezza dipende interamente da loro, perché è solo grazie a loro che puoi cambiare qualcosa. Quindi chi ha la fortuna di avere un avversario, se lo tenga ben stretto.

Non voglio riassumere qui il commento di Giuseppe: è lungo, e i riassunti falsificano sempre qualcosa. Andatevelo a leggere tra i commenti al post di ieri. Ci vediamo tra due minuti.

Fatto? Eccoci.

La prima cosa utile che mi dà Giuseppe è una bacchettata al mio linguaggio impreciso. Associare la maga Lisistrata al "movimento neo-con", in particolare statunitense, sarebbe in effetti un errore grossolano. Leo Strauss a suo tempo, e Wolfowitz oggi, sanno quello che vogliono, e del loro particolare "esoterismo" ho fatto parlare chi ne sa più di me.

Bene, focalizziamo il discorso. Non stiamo parlando degli Stati Uniti (dove i motori psicologici di fondo sono abbastanza diversi), e nemmeno dei signori dei media o della politica in Italia. Stiamo parlando solo della neoconnarderie di massa italiana; del lettore medio della Fallaci, per capirci. Come canta il grande Georges Brassens:

Le temps ne fait rien à l'affaire
Quand on est con, on est con
Qu'on ait vingt ans, qu'on soit grand-père
Quand on est con, on est con
Entre vous, plus de controverses
Cons caducs ou cons débutants
Petits cons d'la dernière averse
Vieux cons des neiges d'antan

georges brassens


Georges Brassens


A questo punto, però, Giuseppe sposta lo specchio, e non ci vedo più la mia faccia. Forse il mio avversario dovrebbe cercare di capire meglio lo spirito con cui è fatto questo blog; o forse sono io che dovrei spiegarlo meglio, perché ci sono alcuni equivoci che ricorrono sempre, anche con altre persone, e quindi una parte della colpa deve essere mia.

Io non polemizzo con i neocon o con nessuno. Non ho punti da segnare, non appartengo a nessuna squadra e non mi interessa manipolare i miei pochi lettori.

Parto sempre da un caso singolo. Se possibile un po' bizzarro e divertente. E poi cerco di condividere con i lettori le riflessioni che mi sono nate da quel caso.

Spesso i casi di cui parlo sono casi "patologici", e so che questo viene facilmente frainteso.

Come dice Giuseppe, anche Berlusconi potrebbe sfruttare i "casi patologici": potrebbe prendere un comunista che si crede di essere Michael Jackson e poi lasciarci trarre la conclusione che tutti i comunisti si credano di essere Michael Jackson. In realtà, i comunisti hanno un mare di difetti, ma tra quelli che normalmente hanno, non c'è l'illusione di essere rock star pedofili. Quindi, facendo così, Berlusconi barerebbe.

Io cerco di fare l'esatto contrario. Non prenderei un comunista che si crede di essere Michael Jackson. Ma potrei prendere il caso di un simpatico operaio di Imola dal forte accento napoletano, che si presenta regolarmente ai convegni pubblici di Rifondazione Comunista con un grande ritratto di Stalin appeso al collo, a mo' di cartello, tra gli imbarazzati rimproveri degli altri compagni.

Potremmo limitarci a segnare inutili punti polemici: "hai visto, i comunisti sono tutti stalinisti!", o viceversa, "hai visto, i comunisti bacchettano quelli che credono ancora a Stalin!"

Oppure, potremmo scoprire un sacco di cose più interessanti sul contraddittorio rapporto con i miti che esiste a sinistra. Cose che non sarebbero mai emerse alla luce, senza quell'episodio patologico.

Prendiamo i "moderati" che di tanto in tanto mi scrivono. E' vero che il 90% delle persone coinvolte nel magma della neoconnarderie non scrive insulti via internet. Però non lo fanno proprio nella misura in cui la loro neconnarderie è trattenuta e inquinata da altre cose. Forse hanno dei dubbi, forse sono troppo civili per lasciarsi andare. Forse temono di essere denunciati, oppure prima di essere dei neocon, sono dei genitori responsabili che devono preparare la pappa al bambino.

Ma la mia esperienza con i "moderati" è questa: ci sono comunque decine e decine di persone, che non si conoscono tra di loro, e che quando insultano, scrivono le stesse cose, con le stesse parole.

Ecco che la patologia ci svela una cosa di enorme importanza, e di cui non ci saremmo accorti altrimenti: l'esistenza di un'immensa fabbrica che produce quei sentimenti e quelle parole.

Gli insulti urlati sono importantissimi perché ci svelano i luoghi comuni tra le persone: se io dico che Berlusconi è un "nano pelato", l'insulto diventa efficace in quanto sia io che il lettore condividiamo lo stesso ideale estetico; anzi, dicendo così, speriamo di ferire così anche Berlusconi, dimostrandogli la sua inadeguatezza. Scopriamo quindi, attraverso un insulto particolarmente stupido, che tutti gli italiani vorrebbero essere alti e capelluti.

Su questo blog, ho ospitato lo sfogo di un certo Paolo Bertulessa. Qualcuno mi ha anche chiesto di toglierlo, e qualcun altro potrebbe pensare che io abbia voluto solo dimostrare che la neoconnarderie è composta da un branco di urlatori: cosa non vera, se pensiamo ad esempio a Paolo Mieli, persona in apparenza molto educata.

Ma se leggete con attenzione quello che Bertulessa scrive, troverete che ogni parola che dice è un luogo comune, e ci rivela qualcosa degli atteggiamenti che milioni di persone hanno oggi verso il dominio, la diversità, la paura e la sessualità.

Ecco che il "fenomeno da baraccone" si trasforma, proprio per la sua natura estrema, in un esempio vivente della normalità dei nostri tempi: se non fosse estremo, sarebbe infatti adulterato da troppi altri fattori.

Ma torniamo al motivo per cui parlo di Maga Lisistrata. Mi dispiace notare come Giuseppe non abbia commentato quello che era lo scopo stesso del mio post. I casi qui possono essere due.

Può essere che io non mi sia spiegato bene.

Oppure, può essere che Giuseppe, come molte persone, riesca a vedere solo la polemica destra-sinistra, e sia un po' daltonico su tutto il resto. Come dicevo, sarebbe interessante analizzare gli insulti rivolti a Berlusconi, per capire quali siano i modelli fisici condivisi dagli italiani. Ma so benissimo come finirebbe il discorso: "Berlusconi non solo è nano e pelato, ma è pure ladro!" direbbe qualcuno; e un altro gli risponderebbe, "bello sarà l'amico tuo Fassino". E il dialogo continuerebbe con "ma quanto ti paga Bertinotti per insultare il Presidente del Consiglio eletto dagli italiani?""Guarda che Martinez è linkato da Tizio, che a sua volta è linkato da Caio, che ha un cugino che è fascista/brigatista/musulmano".

Comunque, attraverso il caso indubbiamente pittoresco di Maga Lisistrata, volevo parlare di altre cose. Ad esempio, non è strana la neoconnarderie italica di massa? Un fenomeno senza apparente storia, che pure riesce a mettere insieme radicali e ciellini, e a suscitare emozioni violentissime tra i suoi adepti?

In breve, ritengo che sia il prodotto finale, più marcatamente ideologico, di un immenso processo: quello della standardizzazione dell'individuo, operata dall'industria culturale. Adoperando gli scarti di tutte le grandi tendenze dei nostri tempi. Tra cui, in chiave minore, la cultura esoterica/ermetica, riciclata come fenomeno consolatorio di massa, attraverso l'astrologia mediatica e la New Age.

Per concludere, non ritengo che l'astrologia mediatica e la New Age siano fenomeni da "baracconi dei luna-park". Il numero di persone influenzate dall'esoterismo di massa è certamente maggiore del numero delle persone ispirate dalla Fallaci; e l'intersezione tra i due insiemi non è affatto vuota. Poi ci sono altre intersezioni, come quella tra sciocchezze sui nativi americani e sinistra romantica, che critico con altrettanto gusto. Però è significativo (in termini di magma degli scarti culturali) che Maga Lisistrata, compagna di neoconnarderie di un sacco di crociati cattolici, dica, "Mi sento piuttosto vicina agli indiani d'America, sono animista".

Così scopriamo che qualcuno si annida anche nell'intersezione tra gli scarti dell'esoterismo, gli scarti del razzismo di destra e gli scarti del buonismo di sinistra. Un luogo decisamente comune.

Infine, Maga Lisistrata non è così anomala. In Italia diverse decine di migliaia di persone fanno il suo stesso mestiere

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La maga dei vicepresidenti

Post originale tratto dal blog Kelebek di mercoledì, 28 settembre 2005


Un po' di tempo fa, mentre infuriava la disputa con Aldo T. (non lo nomino per intero, per mantenere la mia promessa di non parlarne più, almeno per un po'), è comparsa tra i commentatori del suo blog una certa Lisistrata, per invitare Aldo a denunciare tutti coloro che gli avevano combinato l'ormai famosa Beffa dei Polli e della Lunga Corda.

Lisistrata è un pilastro della neo-connarderie virtuale. Sul suo blog - carico di bannerine "con Oriana", "Amici dell'America", "Amici di Israele" - troverete vari post al giorno, tutti dedicati allo stesso tema: no ai comunisti, no ai musulmani (un tale che lei definisce il proprio "gemellone" dedica il proprio blog invece a combattere i "nazicomunistiislamici", con una sgradevole doppia "ii" che noi risolvemmo già tempo fa con il più elegante termine "islamonazicomunisti").

Come se non bastasse, Lisistrata gestisce anche un sito gigantesco, con chat e forum e una rubrica curata dalla simpatica Deborah Fait, la nonna di tutti i sionisti.

So per amara esperienza quanto sia difficile stare dietro a un sito e un blog. Anche se è vero che Lisistrata in fondo deve solo copiare e incollare gli stessi articoli che appaiono su tutti gli altri blog e siti della neo-connarderie, aggiungendo di tanto in tanto qualche commento come questo:


E ai simpatizzanti dei terroristi: non prendetevi la briga di criticare questo articolo, perché conosco bene la vostra posizione e più criticate, più vi metterò di fronte ai fatti, vi piaccia o meno.

Comunque, anche così, lo sforzo è notevole. Che mestiere può fare questa qui, mi chiedo invidioso, mentre mi annoio a tradurre le specifiche di una "timoniera rotativa" e un catalogo di letti "King Size".

Ora, Dacia Valent, sul suo cattivissimo blog, ha scoperto che mestiere fa Lisistrata: fa la maga.

E cioè, come Lisistrata stessa spiega in un altro sito ancora, in cui compare sotto ben altro nome, la neocon vende:


"Corsi professionali e consulti privati astrologia - parapsicologia - radiestesia
arti divinatorie - psicologia esperienziale"

adriana bolchini


La neocon Lisistrata riceve un omaggio floreale durante un convegno sulla pranoterapia, in cui ha pubblicizzato un'improbabile macchina elettronica per misurare il "potenziale bioenergetico"

Potete seguire l'inchiesta sul blog di Dacia, divertente e feroce come al solito, per cui non aggiungo altro.

Ma ne parlo qui perché la faccenda mi ha svelato un piccolo mistero, sulla natura della neoconnarderie. Ecco: la neoconnarderie è una specie di concentrato delle degenerazioni di tutte le più diverse e conflittuali tendenze del nostro mondo, trasformate inesorabilmente in caricatura e in luogo comune.

C'è il bisogno reale di identità, in un mondo spaesato dall'anonimo flusso dei capitali, che diventa solo feroce autocompiacimento e odio.

C'è la grande forza del cristianesimo, trasformata in croci atee da agitare contro i vampiri islamici.

C'è la profonda ricerca di chiarezza dell'illuminismo, che diventa ignorante disprezzo di tutto ciò che è sacro agli altri.

C'è persino un residuo dell'utopia comunista, nella fantasia di spianamento planetaria, che si sposa in maniera inattesa con il messianismo apocalittico americano.

E c'è infine anche un tocco di esoterismo.

Voglio essere chiaro: personalmente, per quel che vale la mia opinione, ritengo che la ricerca esoterica sia sostanzialmente chimerica.

Eppure l'esoterismo costituisce uno splendido sistema mitico e simbolico, che fa risonare qualcosa di molto intimo e ricco che vive dentro di noi. Quello che si prova a cercare di tradurre dall'arabo le formule alchemiche di al-Jabbâr, o a leggere certi vangeli apocrifi, o le riflessioni attribuite a Ermete Trimegisto (non a caso, Ermete è dio dei ladri e degli inganni), non si può dimenticare.

Inoltre il modo di pensare esoterico ha elementi positivi: la ricerca del senso delle cose e delle analogie, il guardare alle trasformazioni, piuttosto che la ricerca di un nemico da demonizzare. E soprattutto il partire dall'anima - in un senso non emotivo - anziché dall'astrazione.

Quindi ho il massimo rispetto per chi segue piste esoteriche con una certa purezza interiore. Badate che non dico i "veri esoteristi", perché non so se esiste un esoterismo "vero"; e non distinguo - come si dovrebbe distinguere - tra chi cerca di capire il cosmo e prendere coscienza, e chi invece fantastica un dominio magico sul cosmo.

Ma tutto questo può degenerare con straordinaria facilità nella démiculture che René Guénon descrisse con grande precisione già una settantina di anni fa nell'Errore dello spiritismo, e che Theodor Adorno analizzò con chiavi diversissime nel suo studio, Stelle su misura. L'astrologia nella società contemporanea. O su un piano più aneddotico, ma profondamente umano, penso a quel piccolo gioiello che è I mercanti dell'occulto dell'esoterista Pier Carpi.

Su queste cose, si oscilla sempre tra l'aderire senza capire, e il deridere - ugualmente senza capire. Eppure basterebbe considerare quanti milioni di italiani sono coinvolti in qualche forma di questa démiculture per farci riflettere un attimo.

Se leggiamo - senza creduloneria, ma anche senza ridere - il testo di una previsione astrologica, oppure le parole di un presunto "spirito dall'aldilà", coglieremo quello che è l'elemento chiave anche della neo-connarderie: l'apoteosi del luogo comune. Adorno diceva che gli oroscopi sono tutti indirizzati a un "vicepresidente"; cioè a qualcuno perfettamente inserito nel sistema capitalistico, che sa di non contare nulla, ma vorrebbe che lo si consolasse, facendogli credere di essere qualcuno. La neoconnarderie parla ai rancori di Fantozzi, l'astrologia lo consola.

Altrove, abbiamo detto che i neocon non sono i figli delle notizie, che anche se censurate sono comunque complesse; sono piuttosto i figli dei titoli dati alle notizie. E sono certo che in molti quotidiani, a scrivere titoli e oroscopi siano le stesse persone. Perché titoli e oroscopi sanno fare da secondo specchio: gli individui moderni rispecchiano, nella loro obbediente incoscienza, il sistema; e desiderano solo ciò che li confermi nella loro schiavitù. Loro, che sono diventati specchi, vogliono vedere se stessi riprodotti all'infinito nelle previsioni di Nostradamus, nei programmi del festival di Sanremo, nelle notizie che ascoltano. Il titolista, o l'astrologa Lisistrata, sono coloro che sanno trasformarsi negli specchi dello specchio.

Come dice Adorno con parole che valgono tanto per l'astrologia di massa, quanto per i neocon:


"Chi vuole sopravvivere nelle attuali condizioni è tentato di 'accettare' simili assurdità, come il verdetto degli astri, anziché penetrarle col pensiero, il che significherebbe disagio in molti sensi. Sotto quest'aspetto l'astrologia è davvero in armonia con una tendenza onnipresente".

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L'amore segreto di Necip

Post originale tratto dal blog Kelebek di sabato, 24 settembre 2005
Due anni e mezzo fa, si avvicinava l'attacco all'Iraq. I miei amici - in senso ampio - erano quella minoranza che sentiva che la guerra che stava per arrivare era qualcosa che ci riguardava tutti, e proprio per questo avrebbe tracciato un solco profondo tra gli uomini.

Esisteva un dichiarato progetto di impero universale americano, un'uranocrazia che avrebbe tenuto sotto il dominio implacabile dei suoi satelliti e dei suoi bombardieri, ogni essere vivente su questa terra.

Un disegno espresso con parole di feroce superbia e chiarezza dalla neo-connarderie (termine di cui ringrazio Dacia Valent). Ma dietro queste parole, c'era una lunga storia: dalle tonnellate di filo spinato con cui fu delimitato il West, dalla catena di montaggio generalizzato, in cui quasi tutti sono - direttamente o indirettamente - parte della più grande macchina militare di tutti i tempi, non poteva nascere altro.

Una forza affascinante e terribile, cui forse solo le parole dell'Apocalisse possono rendere il dovuto onore, perché le immagini religiose esprimono le intuizioni più profonde:


Operava grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini.

Per mezzo di questi prodigi, che le era permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla bestia che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta.

Le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicché quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua della bestia.

Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte;

e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome.


Molti marciavano contro la guerra in quei giorni. Dimostrando che non tutti portano sulla fronte il marchio della bestia.

Ma la guerra non è un'astrazione: c'è qualcuno che la fa. E quel qualcuno oggi è l'impero americano. Chi non lo coglie, può solo sfilare, sperare, generalizzare. E alla fine perdersi nella vacuità e nell'impotenza.

L'Impero non ha prestato la minima attenzione al movimento contro la guerra. Perché quelle persone non hanno ritardato di un giorno i suoi progetti. Le bandiere della pace sono rimaste per un anno appese sui davanzali, a diventare sempre di più dello stesso colore dei muri. Un giorno, ho tirato dentro anche la mia, l'ultima rimasta sulla piazza.

Chi ha cercato di fermare l'Impero, invece, sono stati i ragazzi dell'Iraq. Ragazzi molto lontani dai nostri, e che per questo ci fanno un po' paura. Come si cresce dopo tredici anni di embargo, con la tessera del pane e senza sapere cosa sia un ospedale?

Forse, se nella sua infinita malvagità, l'Impero non li avesse fatti crescere così, quei ragazzi non avrebbero potuto fermare l'Impero, come non potrebbero mai farlo i nostri.



Quei ragazzi, nei quartieri senza lampioni, tra l'odore di fogna e quello di tabacco mu'assal che profuma di miele e di rosa, a giocare con i loro domino consunti, ridendo, litigando, sognando, si sono presi sulle spalle il mondo intero.

Senza saperne nulla dei campi di golf, dei lucidi tavoli dei consigli di amministrazione in cui si decidono i massacri, né del feroce, ribollente astio di ciò che oggi si sente Occidente.

Nel Signore degli anelli, J.R.R. Tolkien ebbe la splendida intuizione di affidare l'anello a una persona che è insieme profondamente normale, e rappresentativa di un angolo particolare del mondo. Tolkien è stato sfruttato politicamente a destra, ma Frodo Baggins è l'esatto contrario di ogni superomismo estetizzante, l'opposto di D'Annunzio, o del personaggio del mercenario, o del nichilista della creative destruction sognato dai neocon.

Certo, i Frodo dei nostri tempi non sono piccoli gentiluomini della campagna inglese.

In Neve, Orhan Pamuk - uno dei più grandi autori dei nostri tempi - ci racconta di Necip, giovane islamista della profonda e fredda Anatolia, che confida i propri desideri al triste poeta Ka, esule politico di sinistra, vissuto per anni nell'ancora più fredda Germania.

Necip è segretamente innamorato di Kadife, figlia di un tollerante ex-militante di sinistra. Kadife, religiosamente scettica, ha sfidato il terrore imperante, scegliendo di indossare pubblicamente il hijab.

"Voglio sposarmi con Kadife - dice Necip - vivere a Istanbul e diventare il primo scritto di fantascienza islamico nel mondo. So che tutto ciò è impossibile, ma lo voglio lo stesso."

I Necip sognano ancora, e possono ancora combattere, perché possiedono qualcosa che noi non abbiamo. Il nemico dell'umanità si ricorda bene di quando riuscì a strappare l'anima ai Sioux, e gli ultimi guerrieri andarono a vivere in carcasse di automobili, con una bottiglia di pessimo whisky per compagnia.

A forza di strappare il hijab a Kadife, potremo insegnare ai Necip di questo mondo a camminare a testa china, a riconoscere il proprio posto di sudditi. Perché l'Islam - mi perdonino i lettori musulmani - è un immenso calderone di cose, come un sogno pieno di immagini e storie, di cui ci ricordiamo appena al risveglio, ma che ci fa sentire partecipi di qualcos'altro.

Qualcuno, certo in perfetta buona fede, dice che sosterrebbe gli iracheni, se solo fossero come noi. Certo che sono come noi, lo sono profondamente. In questo senso tutto il castello dello scontro di civiltà è una menzogna.

Eppure, c'è anche del vero nella menzogna.

Perché senza anima, non c'è resistenza. Ecco perché assistiamo adesso allo straordinario tentativo di uccidere una religione, dell'islamicidio.

Prima di morire assassinato da ex-militanti di sinistra diventati sanguinari sostenitori del regime militare, Necip dirà a Ka:


"Ho guardato su un'enciclopedia, la parola ateo deriva dal greco átheos. E quella parola indica non la persona che non crede in Dio, ma la persona sola, abbandonata dagli dèi. E questo significa che l'uomo, qui, non può mai essere ateo. Perché Allah, anche se lo vogliamo, non ci abbandonerebbe mai qui. Per diventare ateo, la persona deve prima diventare occidentale".

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Voci della resistenza irachena

Post originale tratto dal blog Kelebek di sabato, 24 settembre 2005
Stefano Chiarini, sul Manifesto di ieri, ha intervistato Salah al Mukhtar, un altro degli invitati di Chianciano.

«Ritiratevi dall'Iraq prima che sia troppo tardi»

«Il governo ha paura delle nostre parole». Parla Salah al Mukhtar l'ex diplomatico al quale Fini ha negato il visto

STEFANO CHIARINI
INVIATO A BEIRUT

«La partecipazione dell'Italia alla guerra contro il popolo iracheno è molto grave e siamo addolorati per il danno inferto dal vostro governo ai rapporti con l'Iraq e con il mondo arabo. Le truppe italiane, al di là del loro comportamento, sono infatti parte dell'occupazione e quindi comunque responsabili dei massacri, dei saccheggi, delle distruzioni compiuti dagli altri contingenti e dai reparti locali da loro addestrati. Speriamo che il governo italiano si accorga di quanto sia sbagliata la sua politica in Iraq prima che sia troppo tardi». Salah al Mukhtar, scrittore, giornalista, diplomatico, attualmente in esilio nello Yemen, sembra più sorpreso e preoccupato che indignato di fronte all'atteggiamento del governo Berlusconi nella crisi irachena e al diniego del visto che gli avrebbe permesso di partecipare alla conferenza di Chianciano sulla resistenza irachena. «Come giudica questo inaspettato rifiuto?» chiediamo all'esponente dell'opposizione irachena. «Mi sembra soprattutto un modo per distruggere la credibilità di tanti discorsi sulla libertà di parola, i diritti umani, la democrazia. Normalmente sono i paesi dittatoriali del terzo mondo ad avere paura delle parole e dei convegni e in questo caso il governo italiano è sceso al loro livello. Spero che la prossima volta siano più saggi e che possa incontrare il vostro meraviglioso popolo».

Come giudica il processo politico in corso in Iraq...

Non si tratta di un vero processo politico ma di un espediente degli occupanti per cooptare alcuni dignitari locali e qualche politico per dare un velo di legittimità alla loro presenza. Come tutti sanno l'occupazione è illegale e così lo sono tutti i suoi atti. Ciò vale anche per la cosiddetta costituzione. A tale proposito va ricordato che gli occupanti, secondo la Convenzione di Ginevra non hanno alcun diritto di cambiare la costituzione del paese occupato, le sue leggi, la sua composizione demografica. Più nel merito la nuova costituzione è una ricetta per dividere l'Iraq in tre stati sulla base del settarismo confessionale e del razzismo. Ciò vorrebbe dire la scomparsa dell'Iraq, uno dei paesi più importanti dalla nazione araba. Questo è il motivo per il quale tutti gli iracheni hanno respinto questa costituzione, resistendo con le armi e con la politica per gettarla nel cestino della storia. La resistenza non permetterà questo scempio. L'Iraq è un unico paese con una maggioranza araba di oltre l'85%. Gli Stati uniti, per cancellare il carattere arabo dell'Iraq, con il pieno sostegno di Tehran, stanno cercando di indebolire e dividere questa maggioranza e a tal fine hanno portato nel paese oltre 3 milioni di iraniani e di curdi turchi, illegalmente, ed altrettanto arbitrariamente hanno dato loro la cittadinanza irachena. Il tutto dopo la distruzione dell'anagrafe per mano di mercenari addestrati dalla Cia.

Da chi è composta la resistenza irachena?

Gli Stati uniti pensavano di poter controllare facilmente l'Iraq ma ben presto hanno capito che il partito Baath, in generale e il presidente Saddam Hussein, in particolare, avevano messo in piedi un'organizzata e sofisticata resistenza armata. Se guardate alla mappa dell'Iraq dopo due anni e mezzo di occupazione noterete che la resistenza in realtà controlla gran parte delle città irachene dal nord, al centro e al sud dell'Iraq. La resistenza è molto organizzata, ben addestrata, ben preparata, ed era pronta ad entrare in azione già due anni prima dell'invasione americana. Ogni giorno la resistenza compie più di 300 operazioni contro gli occupanti senza tenere conto delle azioni individuali o di gruppi locali. L'Amministrazione Bush, per nascondere il fatto che la resistenza in Iraq è portata avanti dal popolo iracheno non parla altro che di questo personaggio fantastico di Zarqawi ma ogni iracheno sa bene che la resistenza è un movimento di liberazione nazionale iracheno al 100%. Un dato confermato dagli alti comandi Usa in Iraq secondo i quali il numero degli stranieri nelle file della resistenza non supererebbe il 10%. In ogni caso non c'è da meravigliarsi che molti amanti della libertà e della nazione araba siano accorsi in Iraq da tutto il mondo come già successe in Palestina, in Spagna, in Vietnam e a Cuba. La componente più rilevante della resistenza è costituita dal Baath dal momento che il partito, la più grande organizzazione politica nazionale con oltre sei milioni di sostenitori, si è preparato per anni a questo tipo di guerriglia. La resistenza inoltre, nella quale vi sono anche altri partiti e tutte le tendenze, etnie e confessioni presenti in Iraq, ha comunque una direzione unificata e un unico comando.

Non c'è il pericolo di una guerra intestina tra sunniti e sciiti?

Il primo governo iracheno dopo la fine dell'occupazione sarà un esecutivo di coalizione al quale parteciperanno tutte le organizzazioni che portano avanti la lotta e le nuove istituzioni si baseranno sui principi democratici. Ciò porterà alla formazione di un Fronte di Salvezza Nazionale ma per far questo sarà necessario che tutti i partiti iracheni portino avanti un processo di revisione critica del passato. Per quanto riguarda il presunto scontro tra sunniti e sciiti è un' illusione degli occupanti. In ogni famiglia irachena potete trovare sciiti, sunniti e curdi e i legami tra di loro sono assai più forti delle tensioni politiche.

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