Quarantaquattro deputati in fila
Da qualche mese, alcuni amici del Comitato Iraq Libero stanno organizzando un convegno internazionale dal titolo "Lasciamo in pace l'Iraq - sosteniamo la legittima resistenza del popolo iracheno", che si svolgerà a Chianciano Terme il 1 e 2 ottobre del 2005.
Il convegno ha tre scopi fondamentali:
- - far capire al movimento pacifista che chi si è opposto all'invasione prima che avesse luogo, deve logicamente sostenere anche chi si oppone all'invasione una volta che c'è stata; e che la resistenza irachena ha reso impossibile condurre le guerre contro l'Iran, la Siria e la Corea che erano nei progetti dichiarati dei neocon;
- - far incontrare tutte le forze della resistenza, dai nazionalisti arabi laici ai comunisti dissidenti, dai religiosi sciiti al consiglio degli ulama sunniti;
- - opporsi alla guerra civile che gli occupanti cercano di promuovere in Iraq, manipolando gli sciiti contro i sunniti.
Il convegno tocca quindi temi incandescenti, ma tutti i servizi segreti del mondo sanno che si tratta di un'iniziativa piccola, perfettamente legale e messa in piedi facendo una colletta tra gente certamente non ricchissima.
E sanno anche che gli iracheni che verranno saranno, per forza di cose, persone che agiscono alla luce del sole nel loro paese. Altrimenti si troverebbero ad Abu Ghraib.
A questo punto, mi sarei aspettato la solita cappa plumbea di silenzio, interrotta magari da qualche squittio del quotidiano Libero.
E invece no. Il 27 luglio, US News ci ha informati che ben quarantaquattro membri della Camera dei Deputati degli Stati Uniti hanno mandato una specie di ultimatum all'ambasciatore italiano a Washington, Sergio Vento.
Sergio Vento
Sergio Vento, per sua sfortuna, sembra uscito da un film sulle famiglie italo-newyorkesi di una volta; ma a fargli una proposta che non si può rifiutare sono stavolta i quarantaquattro angloamericani, che gli chiedono esplicitamente di impedire il convegno. Anzi, per citare il capolavoro di ipocrisia minatoria: "non permettere a coloro che odiano i coraggiosi sforzi del popolo iracheno per realizzare la democrazia e la sicurezza, di usare l'Italia come base per una campagna di raccolta di fondi".
I deputati, o almeno chi ha scritto l'appello per loro, sanno benissimo che non c'è nessuna "campagna di raccolta di fondi". La scusa è una colletta con cui il Campo Antimperialista ha raccolto fondi - due anni fa - "per la resistenza irachena". Una parte è stata usata per l'invio di medicinali in Iraq, senza passare per le mani degli occupanti, un'altra parte dei fondi viene tenuta in un conto in banca in attesa dell'eventuale costituzione di un fronte unito della resistenza.
Nella lettera, il Campo Antimperialista, che partecipa all'organizzazione del convegno di Chianciano, viene definito in maniera surreale come "parte di una rete di finanza terroristica internazionale che dall'Iraq si estende attraverso l'Europa", il che - tradotto dal diplomatichese - vuol dire, schiacciateli.
Seguono le quarantaquattro firme, con in testa Sue Kelly, presidente della commissione parlamentare su "esercito, terrorismo, minacce e capacità non convenzionali."
Pochi giorni dopo, Sue Kelly si è presentata davanti alla stessa commissione, sventolando un manifesto attribuito al Campo Antimperialista italiano.
Non sappiamo ancora quale sia, o sarà, la risposta italiana. Ma è interessante riflettere su come siano cambiate le cose: novant'anni fa, il mondo entrò in guerra, perché la Serbia si era rifiutata di accettare un ultimatum non molto più umiliante. Oggi la sudditanza è talmente interiorizzata, che molti non capiranno nemmeno dove sia il problema.
In secondo luogo, colpisce la logica di annientamento che caratterizza l'Impero. Non devono esistere oppositori, non devono esistere rivali. Contro un convegno a Chianciano Terme, di cui non parlerebbe - forse - nemmeno la stampa locale, si mobilitano pressioni inimmaginabili. Il dominio deve essere totale, nemmeno un granello di sabbia deve resistergli.
Forse si ricordano proprio del granello di sabbia con cui Michael Ende fa ricominciare il mondo, nella Storia infinita.
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