domenica, ottobre 28, 2007

"Correva l' altro treno ignaro e quasi senza fretta..."

Post originale tratto dal blog Kelebek di mercoledì, 27 luglio 2005
L'attentato di Sharm el-Sheikh, ci hanno detto, è stato un attacco alla "nostra civiltà".
Marcello Pera, davanti al Senato della Repubblica, ha dichiarato:

"Questo terrorismo mira alla nostra cultura, alla nostra civiltà, al nostro modo di vita"

Anzi, come hanno tenuto a precisare alcuni, è un attacco alla Civiltà, visto che solo la nostra è una civiltà e il resto è barbarie. Tutti hanno sentito i borbottii di Calderoli a questo proposito, ma c'è di peggio.

Fausto Bertinotti, infatti, trasforma i casinò e le discoteche del Sinai nel simbolo stesso della Civiltà, una sorta di nuova accademia platonica globalconsumista, che il misterioso "Terrore" vorrebbe colpire:


«Si appalesa sempre piu' evidente il segno politico che orienta la strategia del terrore: colpire i luoghi d'incontro tra mondi diversi, tra donne e uomini dei paesi arabi e donne e uomini dell'Europa e dell'Occidente"


Per i pochi pignoli che volevano una prova che l'Osama Cosmico volesse colpire la Civiltà, i media ci hanno parlato di Cinque Maestri del Terrore, pakistani, recatisi in Egitto per uccidere. E giù articoli sulle "madrasse dell'odio", e pure sul fatto che in un remoto villaggio del Pakistan alcuni contadini avrebbero stuprato una ragazza.

I giornali ci assicurano che il dittatore, anzi il "presidente", del Pakistan, sta facendo del suo meglio per promuovere la democrazia, chiudendo giornali, sequestrando libri, compiendo arresti ovunque... eppure i pakistani continuano ad odiarci. E' così, sono piccoli, bruni e pieni di astio.

Ma adesso arrivano le prime due notizie concrete.

La prima è che i Cinque Maestri del Terrore erano dei pakistani immigrati clandestinamente in Egitto, nella speranza di trovare un lavoro come lavapiatti in nero tra le finte sfingi, i paracheopi e gli pseudoramseti della Las Vegas per europei.

Bisogna essere davvero sfortunati, se si è costretti ad andare in Egitto a cercare di sopravvivere. Ma ci vuole una congiunzione astrale tutta particolare per diventare pure, per qualche giorno, le persone più ricercate del pianeta.

La seconda notizia: la polizia egiziana avrebbe identificato uno degli attentatori morti a Sharm el-Sheikh.

E' un beduino di un villaggio vicino ad al-Arish. Per Vittorio Feltri, sarebbe un "beduino" anche il fisico pakistano di Trieste, Abdussalam. Ma in realtà questo termine indica la minuscola minoranza di persone di lingua araba che continua a vivere, almeno in parte, una vita nomade.

Gli italiani sono famosi nel mondo per aver inventato la pasta. Ma furono ancora gli italiani, in Libia, a scoprire che agli inafferrabili beduini si potevano tirare in testa le bombe dai piccoli aerei di allora.

All'altro capo del mondo arabo, in Iraq, gli inglesi ripeterono il gioco su scala ancora maggiore, questa volta con i gas velenosi. Da lì fu tutto un beduin-safari dal cielo e un aprirsi di campi sotto il sole per i sopravvissuti.

Trent'anni fa, i beduini erano circa l'1% di tutti gli arabofoni, oggi saranno sicuramente molto di meno. Quelli che sopravvivono a stento, sono talmente apolitici che in Israele possono anche fare il servizio militare.

Dopo l'attentato di Taba, come abbiamo già scritto qui, migliaia di beduini furono arrestati e torturati, e molti ancora oggi sono rinchiusi in campi di concentramento. Adesso ascoltate bene ("Il kamikaze del villaggio beduino", La Repubblica, 27 luglio 2005):


"Il sospetto, ora, è che il movente delle ultime stragi sia proprio una vendetta contro lo Stato egiziano, le sue repressioni, e l'esproprio violento delle terre abitate dai beduini per favorire lo sviluppo di località turistiche come Taba e Sharm el Sheikh".

Non dico che sia ancora la verità. Ma certamente è più vera della storia dei Cinque Maestri del Terrore, giunti dal Pakistan. E voglio vedere dove Marcello Pera la collocherebbe nella sua spiegazione del mondo.

Eppure la vicenda dei beduini dovrebbe essere familiare a tutti coloro che anni fa strimpellavano sulla chitarra la Locomotiva di Guccini, e che magari oggi partecipano alla grande Canea della Civiltà, o comunque stanno lì a predicare la non violenza ai poveri e irascibili figli delle tenebre. Il che è un modo come un altro per sentirsi l'unica Civiltà della storia umana.


Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione,

un treno di lusso, lontana destinazione:

vedeva gente riverita,pensava a quei velluti, agli ori,

pensava al magro giorno della sua gente attorno,

pensava un treno pieno di signori [...]

Non so che cosa accadde, perchè prese la decisione,

forse una rabbia antica, generazioni senza nome

che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore:

dimenticò pietà, scordò la sua bontà,

la bomba sua la macchina a vapore"

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