"Vogliono distruggere la civiltà occidentale"
La democrazia è il valore dichiarato su cui si fondano i paesi europei da alcuni secoli.
Ci sono però aspetti della democrazia che ritengo importanti anche per me, e che riguardano in sostanza il concetto di stato di diritto. Eccone alcuni, in ordine sparso.
Secondo, la democrazia distingue tra azioni violente e il fatto di pensarla diversamente, anche molto diversamente, da chi detiene il potere.
Quarto, chi vive in un paese dove la democrazia non esiste, ha il diritto di asilo in un paese democratico se viene perseguitato per motivi etnici, religiosi o ideali.
Se non ci sono queste cose, semplicemente non c'è la democrazia. Anche se posso scegliere tra Prodi e Berlusconi.
Ma sulla forma, no. Una volta che cambia anche la forma, non c'è più possibilità di ritorno, perché la forma intacca i principi stessi su cui si basa sulla società.
No. Parlo delle scelte di interi stati e sistemi giuridici.
Partiamo dal rapimento di un cittadino egiziano - regolarmente residente - su suolo italiano da parte di un comando di extracomunitari (statunitensi). Portato alla base extracomunitaria di Aviano, torturato e poi sparito. Nel corso del rapimento, i responsabili hanno telefonato più volte all'ambasciata degli Stati Uniti a Roma, per cui è ovvio che stiamo parlando di scelte di stato, peraltro autorizzate dal Patriot Act che ha abolito per decreto la sovranità di tutti i paesi del pianeta, ovviamente con l'eccezione degli Stati Uniti.
Passiamo al processo contro il professore Ali al-Timimi negli Stati Uniti. Ali al-Timimi, cittadino americano e ricercatore medico, ha potuto avere un processo, nel classico stile dello stato di diritto. Contro di lui, sono state mosse tre accuse:
- in un articolo, avrebbe detto che la caduta dello shuttle sopra il Texas sarebbe stato un segno celeste.
Ali al-Timimi è stato condannato per tutto questo.
Con allegra ipocrisia, i giudici dicono che non è stato condannato per i suoi scritti e per le sue parole. Ma per aver commesso tradimento, un'azione di cui l'unica prova è costituita appunto dai suoi scritti e dalle sue parole.
L'Inghilterra non permetterà l'ingresso a persone che "scrivono articoli o gestiscono siti internet" politicamente scorretti, in particolare le persone che si presume (perché qui processi non se ne fanno) siano colpevoli di "istigazione indiretta". Che non è nemmeno quel concetto già vago di "istigazione", ma dovrebbe includere il fatto di aver scritto cose che poi siano ritenute da chi compie ipotetici attentati come una "giustificazione".
Grozio non può essere messo sulla lista nera perché è morto nel 1645, ma non sarebbe difficile stilare una lista di professori universitari che "istigano indirettamente", presentando ai loro alunni i suoi insegnamenti.
Uno straordinario esempio di ipocrisia: il governo inglese sta per deportare persone che in passato avevano ottenuto il diritto d'asilo in Inghilterra (come a suo tempo ebbe quel "terrorista" di Mazzini). Non in base a condanne, ma in base al semplice sospetto. Bene, gli inglesi si vantano di aver ottenuto un impegno da parte del governo giordano di "non torturarle o metterle a morte".
Se questa non è una guerra contro la "civiltà occidentale"...
Insomma, la legge cessa di essere uguale per tutti, come si vanta Carlo Giovanardi, e in questo momento colpisce soprattutto gli altri, cosa che riempie molti di piacere. Anzi, c'è una folla di gente che sbraita che "si sta facendo troppo poco". La cosa più pazzesca è che molti di quelli che fanno festa per tutte queste cose si dichiarano liberali.
Anzi, queste leggi e consuetudini diventeranno perversamente uguali per tutti di nuovo. Queste leggi e consetudini sono sufficienti per porre fine, una volta per tutte, al concetto di stato di diritto come lo conosciamo dalle rivoluzioni borghesi in qua. In tutto il mondo.
"Il più grosso problema personale per Clarke sarà probabilmente quello di spiegare alla stampa popolare perché non deporterebbe uno specifico individuo, piuttosto che giustificare le azioni contro quelli che espelle."
Anche se vi fu qualche antimperialista come Bruto.
"L'incarcerazione per qualunque periodo di tempo, come ben sa questa Corte, costituisce una crisi per la persona incarcerata e per i suoi cari. Io non faccio eccezione.
Ma credo sinceramente che la vera crisi che la mia incarcerazione comporta sia la crisi dell'America stessa. Se la mia condanna resta, vuol dire che la tradizione americana, vecchia di duecentotrent'anni, di proteggere l'individuo dalle tirannie e dai capricci del sovrano, è finita. E quello che viene adoperato oggi per perseguitare un singolo membro di una minoranza tornerà certamente domani per colpire la maggioranza".
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