domenica, ottobre 28, 2007

Bombe umane e un libro bomba

Post originale tratto dal blog Kelebek di lunedì, 13 giugno 2005
Anche un libro sulle bombe può essere una bomba, in grado di "mandare in frantumi un assunto - la bomba umana è fondamentalista musulmana - tanto consolidato quanto indimostrato".
La bomba - che in un mondo normale avrebbe mandato in pensione Magdi Allam e mille altri cialtroni - la scaglia un pragmatico autore americano, Robert Pape, dell'università di Chicago, che sostiene che l'impero va benissimo, ma può trovarsi nei guai se si fonda su assunti falsi.
Il kamikaze letterario Pape lo conosco per ora solo da una recensione del suo libro, Dying to Win. The Strategic Logic of Suicide Terrorism, apparsa su Repubblica del 12 giugno, a cura di Riccardo Staglianò. Altri commenti seguiranno quando avrò letto il libro.

Fate un respiro profondo e leggete con attenzione.

Pape ha analizzato tutti e 315 "attacchi suicidi" avvenuti nel mondo dal 1980 al 2003. Trecentoquindici?

Primo risultato: cinque minuti di vergogna per tutti coloro che scrivono "non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani": al primo posto vengono le Tigri Tamil, laici induisti dello Sri Lanka, con 76 attacchi di questo tipo. Solo al secondo e terzo posto, Hamas e Jihad Islamico (con 54 e 27). Anche tra coloro che vivono in paesi islamici, un terzo sono opera di gruppi laici, come il Partito dei lavoratori curdi.

Per Pape, "l'innesco della bomba" è

la liberazione della propria terra, il desiderio di vendetta, l'illusione di un riscatto sociale, quasi mai la pazzia, meno ancora l'aspettativa delle 72 vergini con cui trastullarsi nel paradiso dei martiri".


Lucidamente (e americanamente), Bruce Hoffman, direttore della Rand Corporation (un'emanazione degli aerei Lockheed, il principale appaltatore dell'esercito americano, che si occupa di dare consigli su come sottomettere altri paesi), definisce gli attacchi suicidi "la definitiva arma intelligente", capace di "fare in media quattro volte più vittime di ogni altra tecnica di guerriglia".

Pape e Hoffman sono lucidi cultori del dominio, come Giuliano Ferrara e Michael Ledeen. Francamente, è una categoria che apprezzo molto più dei dementi islamofobi, ma anche più di tanti pacifisti.

Adesso, grazie a loro, sappiamo concretamente qual è la posta in gioco. Intanto, si tratta di 315 azioni, di cui solo una parte opera di islamisti. Contro diverse decine di migliaia di incursioni aeree che hanno colpito il mondo, dalla Jugoslavia all'Iraq, dall'Afghanistan a Panama.

Non siamo noi a dire che chi ricorre a questa arma, lo fa perché quando il nemico dell'umanità sceglie il piano della violenza, è l'unica che permetta di fargliela pagare in qualche minima misura. Né siamo noi a dire che il motore non è il "culto della morte", ma il desiderio di "liberazione della propria terra".

Lo aveva già detto il regista israeliano, Giuliano Mer, intervistato da Report il 10 settembre 2004:


Il campo profughi è molto piccolo, controllato dal più potente esercito del mondo con le apparecchiature più sofisticate del mondo. Circondati da elicotteri apache e carri armati, l¹unica cosa che possono fare contro a questa enorme macchina è farsi saltare in aria. Dei 23 kamikaze che si sono fatti esplodere a Jenin io ne conoscevo sei: nessuno era religioso, nessuno cercava vergini nel cielo, ciò che li spinge è che preferiscono morire piuttosto che vivere come morti. Io credo che se i palestinesi avessero il Vietnam dietro di loro si comporterebbero come i Vietcong ma invece hanno intorno solo cemento, cemento muri muri, muri, muri, muri e muri una piccola quantità di esplosivo, chiodi, e si fanno saltare in aria, questo è quello che gli è rimasto.


Fatte queste premesse, possiamo discutere quanto vogliamo.

E' meglio un mondo in cui ci siano dominanti e dominati? Per i dominati, può essere meglio subire in silenzio? Queste azioni possono essere controproducenti, rispetto ad altre alternative, se esistono? Bene, parliamone, come ne parlano i Michael Ledeen di questo mondo.

Ma non c'è nulla da discutere con chi si rifiuta di partire dai dati reali, che sono questi.

Etichette: , ,