sabato, ottobre 27, 2007

La mamma di Cogne, Giuliana Sgrena e un mio amico

Post originale tratto dal blog Kelebek di sabato, 09 aprile 2005

Non ho mai visto Gianluca Preite, ma me lo immagino timidissimo, con i capelli molto corti e un grosso distintivo della FBI su un cappellino comprato al negozio di articoli militari. Comunque sia, questo individuo fino a quel momento praticamente sconosciuto si è presentato qualche giorno fa alla Procura di Roma, accompagnato da un individuo molto più noto, l'avvocato Carlo Taormina.


avvocato carlo taormina a cogne


Carlo Taormina, mentre annuncia al mondo che dirà il nome del vero assassino di Cogne

Questa volta la Mamma di Cogne non c'entra. Taormina e Preite hanno raccontato ai magistrati che il signor Preite, hackeggiando per Internet, avrebbe intercettato in qualche misterioso modo una telefonata in italiano tra un mio amico - un simpatico ristoratore di Foligno, di nome Moreno Pasquinelli - e i rapitori di Giuliana Sgrena, in cui il mio amico umbro avrebbe dato l'ordine di sparare alla povera giornalista: me lo immagino, con il suo vivace accento romano-umbro e i clienti che lo interrompono per chiedergli dove sta l'aceto.

Preite ha consegnato un dischetto, contenente a suo dire "le prove". Inutile dire che nel dischetto non c'era nulla. I magistrati cominciano a insospettirsi anche di Preite (quello che penseranno ormai di Taormina è facile da immaginare), e così

"Scoprono che l´ingegnere [Preite] ha dei precedenti, perché agli inizi del febbraio scorso, la procura di Chieti lo ha messo sotto inchiesta. Accertano che, in quell´inchiesta, Preite è finito per non aver pagato un conto di albergo e che nella sua abitazione, è stata trovata, una uniforme della finanza e un badge contraffatto del Sismi. I pubblici ministeri di Roma si convincono che Preite sia il terminale di una operazione di disinformazione e lo iscrivono al registro degli indagati per «accesso abusivo al sistema informatico» (La Repubblica, 6 aprile 2005).

Insomma uno sciroccato, ma uno sciroccato che si può permettere uno degli avvocati più famosi, costosi e potenti d'Italia, Carlo Taormina; e non per difendersi, ma per togliersi uno sfizio. Forse però i rapporti tra i due non sono esattamente quello che sembra: è più probabile insomma che sia un Taormina a potersi permettere un Preite e non viceversa. E infatti sono due anni che Carlo Taormina prende di mira l'organizzazione in cui milita Moreno Pasquinelli, il Campo Antimperialista.

Si tratta di un'organizzazione che sostiene che esiste il diritto di resistere all'invasione e al saccheggio. Più o meno gli stessi concetti espressi secoli fa da Tommaso d'Aquino, o da Grozio, solo che adesso sono uno scandalo perché la sopraffazione è la regola.

Il Campo è un'organizzazione che agisce pacificamente e alla luce del sole. E' una questione di economia: quando si è in pochi e senza soldi, l'unico modo per difendersi è non avere segreti. E funziona. Ne sanno qualcosa i magistrati che hanno dovuto rilasciare Moreno Pasquinelli, Maria Grazia Ardizzone e Alessia Monteverdi, tre militanti del Campo, per assoluta mancanza di indizi, dopo averli inquisiti addirittura per "terrorismo internazionale" (Maria Grazia aveva sposato un turco che appartiene a un movimento che opera legalmente in Europa e gli altri due avevano fatto da testimoni alle sue nozze).

Per condurre questa inutile inchiesta, gli inquirenti avevano fatto, con i nostri soldi, la bellezza di 75.000 ore - pari a otto anni e mezzo - di intercettazioni telefoniche, pedinamenti e affini.

Per capirci: il Campo dice una cosa molto scioccante, cioè che gli iracheni invasi e occupati hanno il diritto di resistere; ma non tira i sassi alle manifestazioni, non sogna di fare la rivoluzione mercoledì prossimo alle quattro e non tratta con urli dogmatici o complottistici chiunque la pensi in modo diverso da loro.

Ora, sono due anni che questo piccolo movimento dell'estrema sinistra italiana è il bersaglio di una serie di attacchi che si possono solo definire demenziali. Sul mio sito ho messo un resconto dettagliato di quello che ho chiamato lo psicodramma nazionale; ma in breve, l'assalto lo ha cominciato nientemeno Paul Weyrich, fondatore del più grande think tank della destra americana.

L'esempio di Weyrich è stato imitato da Fulvio Grimaldi, che si è rivolto a Magdi Allam, (meglio noto come il Pinocchio d'Egitto per la maniera in cui costruisce le sue inchieste); hanno preso poi la palla Edward Luttwak, lo stesso Carlo Taormina, Bruno Vespa, Paolo Mieli, il Foglio di Giuliano Ferrara, la BBC, Bertinotti, Massimo "Abdul Hadi" Palazzi (Gran Cancelliere dell'Ordine e Gran Precettore per la lingua italiana del Supremo Ordine Salomonico del Shekal), la CBS, Libero, il Giornale, L’Opinione, la Nazione, il Riformista, Zona Rossa di Marco Taradash e infine Lucio Malan di Forza Italia, che ha chiesto la bellezza di quindici anni di carcere per i membri del Campo Antimperialista.

Mai vista un'orgia del genere, che mi ha almeno rivelato che alcune delle persone più potenti del nostro paese non sono solo cattivi e bugiardi, ma anche al limite della follia: in tutti gli attacchi, c'era sempre lo stesso stile grottesco che abbiamo visto nel caso del povero Preite. Solo che un conto è sparare a caso dalle cannoniere di un quotidiano, un altro è andare da un magistrato.

Perché il magistrato avrà fatto un piccolo ragionamento. Si sarà chiesto - Moreno Pasquinelli, un signore uscito da non molto dal carcere e che di mestiere fa il cuoco, con quale diritto dà ordini all'esercito degli Stati Uniti d'America?

Infatti, Taormina prima di lanciarsi a testa bassa in questa impresa, avrebbe dovuto consultare Google. Dove avrebbe scoperto che non furono gli iracheni a sparare a Giuliana Sgrena. Ma gli americani.

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