sabato, ottobre 27, 2007

Il firmatario e l'omertà

Post originale tratto dal blog Kelebek di giovedì, 26 maggio 2005
Due notizie a breve distanza di tempo.
La prima è che la denuncia di Adel Smith, il famoso musulmano di Ofena in provincia dell'Aquila, per "vilipendio alla religione" contro Oriana Fallaci è stata accolta.
La seconda è la protesta della neonata Islamic Anti-Defamation League (IADL) italiana contro il giudice Michele Montingelli.

Sul primo caso, due commenti.

Uno, Adel Smith è il capo di un gruppo composto da lui, sua moglie, un'infermiera e un venditore di materassi romano (peraltro una brava persona), si dichiara capo della "Unione Musulmani d'Italia", ed è diventato famoso solo grazie alla provvidenziale mediazione di Bruno Vespa. E' anche firmatario di un libro dal pittoresco titolo Iddio maledica l'America: ben 14 pagine di questo testo sono tratte di peso, virgole comprese, da un articolo mio e da uno di Roberto Giammanco, pubblicati sul mio sito.

Smith non solo non cita la fonte, non cita nemmeno gli autori. Per questo lo chiamo appunto firmatario e non autore di quel libro.

Due, in una democrazia non devono esistere i reati di opinione. Ognuno deve essere libero di scrivere le sciocchezze che vuole sui musulmani, sul Papa, sui gay, sugli eschimesi, sui calabresi o sui veneti. Ovviamente senza per questo andare a picchiare musulmani, papi o altri.

Sta alle persone intelligenti, e non ai giudici, rispondergli.

E lo stesso si potrebbe dire di quei reati d'opinione mascherati da "associazione sovversiva", quelli che colpiscono l'essere "contigui" a chi si "propone" atti eversivi, o la legge 27/11/2001 n. 415 contro le "comunità politico/religiose" nemiche.

Però, finché esistono reati del genere, i musulmani hanno il diritto di rivolgersi ai tribunali come tutti gli altri. Adel Smith è stato a sua volta denunciato per vilipendio alla religione cattolica, per aver detto cose oggettivamente molto meno gravi di quelle dette da Oriana Fallaci (il denunciante, Arrigo Muscio, un simpatico signore sul cui sito web troviamo foto e testimonianze dirette dall'Inferno, abbandonò l'aula durante l'udienza perché mancava il crocifisso).

Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha dichiarato, a proposito del rinvio a giudizio di Oriana Fallaci: «ormai siamo di fronte alla coercizione del pensiero». Bene, che si dia da fare per abolire i reati d'opinione - tutti - oppure incassi e taccia. Non mi ricordo di averlo sentito protestare quando, per lo stesso reato d'opinione, è stato colpito il server di Indymedia, reo di aver pubblicato un fotomontaggio (tecnicamente fatto male e decisamente imbecille) di Ratzinger vestito da nazista.

Il secondo caso è meno divertente, ma anche più chiaro. Un gruppo di musulmani (gente più seria anche se meno mediatica di Adel Smith) accusa il giudice Michele Montingelli, non per un'opinione scritta in un libro, ma per qualcosa di molto più grave: un parere discriminatorio espresso in una sentenza, in cui ci vanno di mezzo quindi persone che sono in balia di un magistrato.

Vi lascio all'ottimo riassunto che ne dà Sherif nel suo blog, comunque il punto è semplice.

Giudicando il caso di un immigrato marocchino, Montingelli ha scritto che eventuali testimoni a favore dell'immigrato (accusato di maltrattare una figlia un po' ribelle) non si distinguerebbero "per inclinazione al rispetto delle leggi italiane," in quanto musulmani. Il concetto viene espresso in maniera un po' contorta nella sentenza, ma chiarissima nelle interviste da lui rilasciato in seguito.

Ora, è vero che ogni comunità di persone precarie, impaurite, timorose di venire espulse (e magari mandate nei lager in cui Gheddafi ospita nel deserto ciò che l'Italia espelle), tende a compattarsi di fronte a uomini in divisa e tribunali. Un italiano lo dovrebbe capire subito, visto che tutto il mondo usa la parola omertà per definire il concetto. Comunque, le considerazioni di Montingelli sono gratuite, visto che lui ha condannato i testimoni senza nemmeno averli sentiti (l'imputato non li aveva nemmeno citati).

Non solo. Montingelli trasforma una mezza verità sociologica sulle comunità marginali in una menzogna su una specifica religione. In un'intervista, dichiara infatti, "ho constatato che testi provenienti da aree musulmane tendono a fornire versioni non corrispondenti al vero. [...] Pur di raggiungere gli scopi che la religione suggerisce loro, appaiono disposti a violare la legge."

Chi sa se era per "raggiungere gli scopi che la religione suggeriva loro", che certi "testi provenienti da aree cattoliche" solevano pregare nei tribunali di mezzo mondo con queste antiche parole:


"Nun sacciu, nun vidi, nun ceru; e si ceru, dormivu"

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