giovedì, novembre 08, 2007

Torture texane e imprese dell'immaginario

Post originale tratto dal blog Kelebek di mercoledì, 24 agosto 2005
Ogni tanto voglio toccare un argomento che probabilmente interessa meno di quelli strettamente politici. Ma il blog è mio e annoio quanto mi pare.

Si tratta delle imprese dell'immaginario, cioè le organizzazioni di ogni sorta che si strutturano attorno al bisogno di sacro. E che spesso vengono chiamate "sette": lo uso anch'io come tag, ma solo per la brevità della parola.

Adesso è scoppiato il secondo grande scandalo a coinvolgere il movimento degli Hare Krishna negli Stati Uniti. L'articolo che allego va letto con una certa cautela. Innanzitutto, gli Stati Uniti hanno una diffusa cultura di denunce multimilionarie per molestie sessuali, usate anche come metodo per fare rapidamente un po' di soldi. "Cautela" non vuol dire però negazione.

Inoltre, il movimento degli Hare Krishna, alla morte del fondatore, Swami Prabhupada, si è diviso in una dozzina di sezioni del tutto indipendenti: quello che succede tra gli Hare Krishna di Dallas non riguarda ormai da molti anni quello che succede tra gli Hare Krishna italiani.

Ho voluto passare qualche giorno con gli Hare Krishna, molti anni fa. L'impressione che se ne ricavava era di una robotizzazione completa: sveglia alle tre di mattina, tre o quattro ore ininterrotte di canti e danze, poi via a mendicare per strada cantando e danzando, pomeriggio di prediche davanti a una gigantesca statua del capo-fondatore, sera a proselitizzare il prossimo, con altri canti e danza, la notte nei sacchi a pelo con in sottofondo il mantra che veniva trasmesso da altoparlanti.

Anni dopo, ho incontrato diversi Hare Krishna. E questa volta, devo dire che la mia impressione era opposta: pur non trovandomi d'accordo con loro, erano persone molto più colte, aperte e umane del militante medio di Scientology o della Società Torre di Guardia.

Almeno qui in Italia, devono aver vissuto una grossa trasformazione a metà degli anni Ottanta.

Fine anni Settanta, ai tempi remoti in cui andava di moda l'Oriente. Un mio amico va in India e scopre che i giovani non solo bevono whisky per "fare gli occidentali", a dispetto dei loro posati genitori fumatori di hashish. Ma i giovani compiono anche la trasgressione ultima: frequentano il "tempio degli americani", cioè gli Hare Krishna.

Evidentemente lì veniva concesso agli indiani frequentare il tempio. In Italia, gli Hare Krishna, che all'epoca avevano risorse economiche assolutamente inspiegabili (tu guardavi la vasta piscina nella loro villa al centro di Roma, e loro ti rispondevano, "sai, noi vendiamo per strada le nostre cassette di musica"), offrivano da mangiare gratis ogni sera, per poi proselitizzare gli ospiti.

Una sera, mentre un finto indiano di Napoli cercava di convertirmi, arriva una trentina di indiani veri e affamati. L'indiano di Napoli mi spiega, "no, quelli non sono indiani veri, perché non sono filosofi!" Alla fine hanno preso gli scarti della cucina e li hanno fatti mangiare in un angolo lontano del giardino.

Comunque è importante tenere presente episodi come quello di Dallas, perché a mano a mano che tutto si privatizza, cresce anche l'importanza delle imprese dell'immaginario. E la follia del comando, con conseguenze che possono anche essere atroci, è sempre più presente, e può svilupparsi in qualunque contesto di isolamento.


Scandalo Hare Krishna negli Usa

Negli Usa esplode lo scandalo Hare Krishna. A cinque anni dalle prime denunce, infatti, il famoso gruppo religioso ha ammesso gli abusi sessuali perpetrati contro i bambini educati nelle scuole arancioni. Stando alle testimonianze di 44 vittime, negli anni 70 gli 11 collegi Hare Krishna dell'America del Nord erano diventati dei centri di tortura. Dopo le scuse ufficiali, si preannunciano risarcimenti record.

Lo scandalo era iniziato a Dallas nel 2000, quando 44 adulti avevano presentato una causa chiedendo 400 milioni di dollari di risarcimento all'International Society of Krishna Consciousness e al fondatore del movimento Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Da allora gli inquirenti hanno scavato nel passato del gruppo induista scoprendo diverse storie di abusi sessuali e di violenze psicologiche nei suoi collegi dell'America settentrionale. Secondo l'accusa, mentre i genitori erano impegnati a diffondere la dottrina di Prabhupada, i piccoli subivano violenze sessuali, fisiche e psicologiche.

Nel dettaglio, stando a Windle Turley, avvocato delle vittime, i bimbi "hanno subito gli abusi e i trattamenti più impensabili che un bambino abbia mai visto". Completamente abbandonati dai genitori, impegnati esclusivamente nelle attività promozionali degli arancioni e in esperienze alternative hippy, i bimbi venivano sottoposti a ogni tipo di molestia fisica e psicologica da chi li avrebbe dovuti iniziare alla dottrina. Le sevizie nei centri di istruzione Hare Krishna che erano chiamati a educare piccoli fino a tre anni d'età includevano lo stupro, l'abuso sessuale, la tortura fisica e il terrore emotivo.

Un vero centro degli orrori che, secondo quanto riferito dal legale degli ex adepti, negli anni ha spinto molti dei bimbi violentati a togliersi la vita. Subito dopo le prime cause, il gruppo religioso aveva stanziato 250mila dollari per indagare sulle accuse e per ricompensare le vittime, ma nel frattempo il numero delle denunce è salito in diverse zone degli Stati Uniti. Così i capi del gruppo induista hanno deciso di ammettere le loro responsabilità e di risarcire tutti i danni sbloccando i beni e i fondi di cui hanno bisogno per i pagamenti. Le vittime dei maltrattamenti aspettano segni concreti dagli Hare Krishna prima di firmare qualsiasi accordo, ma di sicuro i soldi non risuciranno a cancellare le profonde ferite degli abusi.

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