Case pubbliche, croci e cimiteri
In Italia, c'è che le vuole, negli Stati Uniti c'è invece chi le abbatte.
Il Papa infatti è intervenuto il giorno di ferragosto per dire "non accantoniamo Dio: sia presente nei segni della Croce nelle case pubbliche".
Non è chiarissimo quel concetto di "case pubbliche", che forse in tedesco ha un significato diverso da quello che aveva una volta in italiano. O forse c'è un'ironia sottile, che si riferisce alla condizione della scuole in Italia.
Il titolista di Repubblica traduce questa frase un po' enigmatica in un perentorio "Lasciate il crocifisso nelle aule", e sopra, "protestano musulmani ed ebrei".
In realtà i musulmani non protestano: Mohammed Nour Dachan, presidente dell'Unione delle comunità islamiche italiane (UCOII), parla di una "questione che non riguarda la comunità islamica, bensì la Chiesa e lo Stato italiano".
Siccome la storia dei "musulmani che ci vogliono togliere i crocifissi" ha fatto la fortuna dei promotori dello scontro di civiltà (e delle fabbrichette brianzole che producono gli oggetti in questione), bisogna ribadire una cosa semplice semplice: gli immigrati che provengono da paesi islamici dànno per scontato di vivere in un "paese cristiano" e quindi trovano perfettamente normale che ci siano in giro simboli cristiani.
Anzi, in mezzo allo spaesamento da società consumista, i musulmani li trovano rassicuranti: è una religione diversa, ma è pur sempre una religione e non una discoteca.
Protestano invece i laici, gli ebrei e il solito pittoresco Adel Smith, che - ricordiamo - rappresenta se stesso, un venditore di materassi romano e un'infermiera lombarda, e nessun altro. Protestano perché non ritengono che un'istituzione pubblica debba ostentare i simboli di una specifica religione.
Comunque questo è un problema da laici, non da musulmani, e le orde di persone che agitano i crocifissi contro i musulmani come se fossero vampiri, più che la figura degli invasati, fanno quella dei cretini.
Nell'articolo su Repubblica, Pippo Baudo - intervistato nel suo ruolo di filosofo, presumibilmente - dice che "la croce è il simbolo dei cristiani e della nostra civiltà". Due volte divorziato, il nostro evita di dire che è un simbolo "della religione.
In realtà, la croce è il simbolo della fede nella resurrezione e nell'immortalità che ci sarebbero stati offerti, secondo l'antico insegnamento cristiano, dal sacrificio di sangue di un Uomo-Dio vissuto in pieno Medio Oriente. Associare la croce alla "nostra civiltà" (qualunque cosa significhi) è insieme una menzogna e una bestemmia.
Ma nei paesi storicamente cristiani, la croce (non il crocifisso) è effettivamente il simbolo pubblico di una cosa. Che non è la scuola, né i tribunali, ma i cimiteri. E in particolare, dei cimiteri militari, con le file immacolate e uguali di segni bianchi che indicano un sacrificio. Un sacrificio di uomini che non erano dèi, e il cui sangue non ha mai redento nessuno.
Cindy Sheehan è la madre di un soldato ucciso in Iraq. Il 7 agosto si è recata a Crawford, il paese texano in cui George Bush trascorre la villeggiatura estiva, per chiedergli conto del sangue di suo figlio. Come dice lei,
"You get America out of Iraq and Israel out of Palestine and you'll stop the terrorism."Proprio perché Cindy Sheehan è una donna profondamente americana, ha colpito i cuori di molti nel suo paese, ed è nato un accampamento, chiamato Camp Casey, all'ingresso del ranch del presidente, con un vasto parco di croci bianche che ricordano i soldati americani morti in guerra.
Lunedì notte qualcuno, che probabilmente si considera un buon cristiano, le ha abbattute.
Lasciandoci riflettere su quanto sia complesso tutto ciò che riguarda i simboli.
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