venerdì, novembre 09, 2007

Il Pinocchio d'Egitto e altri imputati

Post originale tratto dal blog Kelebek di mercoledì, 31 agosto 2005

C'è una ventata di aria fresca questi giorni.

Un certo numero di prepotenti ha potuto fare finora quello che voleva. In certi casi, questi prepotenti sono riusciti a distruggere le vite di persone; e comunque ci hanno sempre provato.

Ora, questi prepotenti, che da anni accusano chiunque non sia d'accordo con loro di essere un "terrorista", devono affrontare adesso qualcosa di ben più reale: la legge.

In questi giorni, il forum "thankyouoriana", luogo monotematico di aggressione alle comunità straniere in Italia, ha chiuso i battenti. L'annuncio con cui gli amici della Fallaci raccontano la proprio autoestinzione (un sito kamikaze?) non rende bene la viltà della loro ritirata. Appena i primi pericoli legali sono apparsi all'orizzonte, gente che esponeva banner dove c'era scritto "io la penso come Oriana - processate anche me!" si è messa in fuga, e qualcuno si proclama addirittura... "antirazzista".

Chi sa se Oriana Fallaci scriverà prossimamente qualcosa sui "voltagabbana italici".


Negli stessi giorni, Aldo Torchiaro, tipico rappesentante del giornalismo servile verso i forti, prepotente verso i deboli, è stato denunciato.

Adesso l'immunità è finita anche per il Pinocchio d'Egitto in persona. Hamza Roberto Piccardo, segretario dell'UCOII (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), bersaglio da qualche anno delle più incredibili accuse da parte di Magdi Allam, ma finalmente sporto querela. Citiamo da un comunicato stampa.

"Francamente sono esausto di essere diffamato dal sig. Allam, considerato non si capisce a quale titolo come “il maggior esperto” di cose islamiche”.


Con queste parole Hamza Roberto Piccardo, scrittore ed editore, attuale segretario dell’Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia (UCOII), ha reso noto il deposito della querela presentata dai suoi avvocati nei confronti del noto giornalista di origine egiziana.

“Dopo un flebile tentativo di avvicinarsi alla realtà islamica italiana, dimostrando un certo sforzo per comprenderne lo spessore e la pluralità, Allam ha nell’ultimo periodo subito un’nvoluzione che lo ha portato a diventare il portavoce delle più sfacciate tesi antislamiche e neocon in Italia. A partire dall’11 settembre 2001, Allam ha dimostrato una subitanea involuzione che lo ha portato a diventare il portavoce delle tesi neocon in Italia. Tale sfacciato atteggiamento lo mise in difficoltà con la redazione della Repubblica che nel 2002 vide con soddisfazione la sua emigrazione verso il Corriere della Sera dove ottenne titolo e stipendio di vicedirettore senza tuttavia averne la funzione. Da allora, in un crescendo di ostilità che ha assunto infine toni passossistici, la sua attività è stato una continua aggressione nei confronti della mia organizzazione e nei miei personali che è culminata con la pubblicazione del volume “Vincere la paura” nel maggio di quest’anno.”


Nella querela che Piccardo ha presentato alla Procura della Repubblica di Roma, vengono evidenziate almeno tre gravissime affermazioni fatte da Allam nei suoi confronti e nei confronti dell’UCOII, che dal canto suo ha presentato diverse altre querele contro il giornalista italo-egiziano.

Vi si legge:

Nel libro in questione sono contenute alcune frasi estremamente gravi e calunniose nei confronti del sottoscritto, che verrebbe indicato dallo stesso (Allam ndr):

1) Come mandante di un suo possibile omicidio (tanto che avrebbe ottenuto una scorta…) da parte di estremisti islamici ai quali, il sottoscritto medesimo lo avrebbe segnalato ed affidato attraverso una “fatwa”, cioè una “sentenza di morte islamica”, pronunciata contro di lui

Pagg 173 – 174 e segg, del citato libro...

Tale sentenza di condanna, sempre secondo il suo libro, avrebbe quasi sicure probabilità di essere attuata, per il fatto che il sottoscritto medesimo sarebbe un referente qualificato, un basista, dell’associazione terroristica palestinese Hamas, in Italia; ed inoltre sarebbe un autoproclamatosi “emiro” il quale, di fronte a suoi possibili “discepoli” o seguaci, assume islamicamente una qualità ed un potere, attraverso un giuramento di sottomissione e di fedeltà (detto “bay’a”), di emettere fatwe, cioè condanne di morte che sono obbligatorie da eseguire, per tutti i musulmani; quanto meno per i fondamentalisti; nella migliore delle ipotesi, per quei suoi discepoli.

Pagg. 53 – 55 – 59 e 183 del libro.


1a) Come complice di un suo possibile omicidio in quanto, quale referente (così dal querelato qualificato) in Italia dell’associazione palestinese Hamas, alla quale, come Segretario nazionale della U.C.O.I.I. (Unione delle Comunità Islamiche in Italia), lo avrebbe segnalato quale “nemico dell’Islam”, al fine di farne decretare una condanna a morte e/o di far eseguire la fatwa di cui sopra, costringendolo a ripararsi e ad accettare una scorta armata concessa dal governo.


Pagg. 56 e 57


2) Inoltre, come ”complice dei rapimenti di italiani e dei relativi scambi che avvengono in Iraq”, nella sua qualità di dirigente (Segretario nazionale) dell’U.C.O.I.I. (Unione delle Comunità Islamiche in Italia), tra i probabili “registi occulti” che costituiscono una “doppia cabina di regia" in Italia Pag. 57


3) Infine, come Mente sofisticata, contorta e malvagia, militante islamico di professione, impegnato a spargere veleni, fomentare odii ed incitare alla morte”...“un militante dell’estrema sinistra che persegue nelle vesti di musulmano di professione la sua ideologia rivoluzionaria contro il capitalismo e la civiltà occidentale, inneggiando ai kamikaze che massacrano gli ebrei in Israele e gli americani in Iraq”.


“Per molti anni, continua Piccardo, in nome di quella vecchia amicizia ho sopportato gli attacchi di Allam, le sue bugie, le sue mistificazioni. Avevo sentito dire che affermava di essere stato minacciato e conoscendo il suo temperamento, non avevo difficoltà a capirne lo stato d’animo. Speravo che col tempo si potesse rendere conto che da parte mia e della mia organizzazione non c’era ostilità nei suoi confronti, anche se le scelte erano molto diverse. Purtroppo egli ha interpretato questa quiescenza come debolezza o ammissione di colpa e ha proseguito la sua feroce campagna di diffamazione e mistificazione della mia realtà umana e del mio ruolo associativo”.


Piccardo ricorda che a suo tempo si era fatto garante della correttezza di Allam e lo aveva aiutato a conoscere e a mettersi in contatto con una parte importante della comunità islamica in Italia a cui era del tutto estraneo fino a quel momento.

Cita poi l'utilizzo, da parte di Allam, dei peggiori strumenti della falsificazione delle fonti in merito all’utilizzo di un documento di alcune decine di teologi e giurisperiti dell’Università dell’Azhar in merito alle “operazioni di suicidio” in Palestina occupata. Tale documento, tratto da un sito internet e postato da Piccardo su una mailing list, gli fu invece fraudolentemente attribuito in assoluto spregio della verità dei fatti.

“Magdi Allam, dice Piccardo, in un tentativo di criminalizzazione nei miei confronti, mi accusa di essere alla base della sua triste condizione di “vittima designata” e di essere costretto a vivere sotto scorta da oltre due anni anni e mezzo. Ebbene, qualsiasi serio analista sa che Hamas palestinese, il soggetto che lo avrebbe minacciato su mia segnalazione, non ha mai agito al di fuori dei territori della Palestina mandataria e che ben difficilmente verrebbe meno a questa ferrea regola di condotta per minacciare o colpire una simile “mosca cocchiera”.

“ A differenza sua che può disporre di molto denaro e di maggior protezione politica e agibilità mediatica, conclude Piccardo, io ho dalla mia solo la fiducia nella magistratura e sono certo che, perdurando quella democrazia e quella certezza del diritto che personaggi come questo atipico giornalista cercano di minare alla fonte, essa non mancherà di riconoscere la reiterata a continuata diffamazione nei miei confronti”.

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